lunedì 28 novembre 2011
La pietà è per tutti?
Caro professore,
Dopo aver visto il film "La caduta", che descrive la morte di Hitler e dei suoi gerarchi, la morte di queste persone è mostrata in modo molto forte, da suscitare pena. E' possibile provare pena per questi uomini che potrebbero essere definiti mostri? Perché?
Michele
Caro Michele,
Ho avuto modo anch’io di vedere il film “La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler”, di Oliver Hirschbiegel, e penso che, come scriveva Aldo Carotenuto ne Le lacrime del male [1996] 2002, in genere «Si diventa spietati perché senza pietà». Si può provare pena anche per un “mostro”, perché gli uomini provano pena per un altro essere umano e sviluppano empatia nelle relazioni con il prossimo. Anche nel mostro la tua sensibilità riconosce la vita di un uomo e la pena che provi non è per le nefandezze e per i crimini, ma per quello che percepisci come un trattamento sbagliato verso ogni essere umano. Quando ti concentri sulla vita umana, momentaneamente non avverti più il dolore che un criminale ha provocato alle vittime: la violenza gratuita, l’indifferenza verso la specie umana, l’apatia del cuore, l’impassibilità della ragione, la persecuzione nei confronti dell’innocente, la sopraffazione sull’uomo, la brutalità delle azioni. Quando ti sintonizzi emotivamente con la vita di un altro – sia pure un mostro o un dittatore – senti l’aberrazione della violenza, di qualunque violenza. Provi pietà per la condizione umana, perché avverti che nessun uomo dovrebbe essere trattato in modo spietato. Questo sentimento, che fa di te una persona, una persona-in-relazione, è una vibrazione emotiva che l’uomo del film non ha avvertito per nessuno dei suoi simili, né per i milioni di morti che ha intenzionalmente provocato. Tu conservi l’umanità, ossia quella capacità di provare empatia per le persone, per l’ “altro” in generale. Stimi la negatività della persecuzione e provi fastidio per l’accanimento. Guardando il film, tuttavia, hai provvisoriamente sospeso la consapevolezza delle atrocità perpetrate sull’uomo dal dittatore e hai esclusivamente attivato la parte più elevata di te stesso: la tua componente emotiva, umana. Morale. Tuttavia, la pietà che senti di fronte ad una vita, ad ogni vita, Hitler non l’ha avvertita per nessuna delle sue vittime. Ricordo che Hannah Arendt, la filosofa tedesca inviata al processo di Eichmann a Gerusalemme nel 1961, nel libro La banalità del male [1963] 2006, ha scritto che nel Terzo Reich non solo era stata soffocata la coscienza dei dirigenti e dei collaboratori, ma proprio la «pietà istintiva animale» che ogni individuo normale sviluppa nei confronti della sofferenza altrui. Scrive Arendt: «Perciò il problema era quello di soffocare non tanto la voce della loro coscienza, quanto la pietà istintiva, animale, che ogni individuo normale prova di fronte alla sofferenza fisica degli altri. Il trucco usato da Himmler (che a quanto pare era lui stesso vittima di queste reazioni istintive) era molto semplice, e, come si vide, molto efficace: consisteva nel deviare questi istinti, per cosí dire, verso l'io. E cosí, invece di pensare: che cose orribili faccio al mio prossimo!, gli assassini pensavano: che orribili cose devo vedere nell'adempimento dei miei doveri, che compito terribile grava sulle mie spalle!»
Il sociologo polacco Zygmunt Bauman (1925), nel libro Modernità e Olocausto [1989] 1992, riporta alcune riflessioni scioccanti sul linguaggio di Hitler. Il fatto che egli paragonasse le sue azioni nei confronti dell’umanità alle battaglie di Pasteur (vaccino antirabbico) e di Koch (colera) è aberrante. Scrive Bauman “Il linguaggio e la retorica di Hitler erano carichi di immagini di malattia, infezione, infestazione, putrefazione, pestilenza. Egli paragonava il cristianesimo e il bolscevismo alla sifilide e alla peste; parlava degli ebrei come di bacilli, germi della decomposizione o parassiti. «La scoperta del virus ebraico», disse a Himmler nel 1942, «è una delle più grandi rivoluzioni che siano mai avvenute al mondo. La battaglia in cui ci impegniamo oggi è dello stesso tipo di quella ingaggiata, il secolo scorso, da Pasteur e da Koch. Dal virus ebraico hanno origine innumerevoli malattie... Riguadagneremo la nostra salute soltanto eliminando gli ebrei». Nell'ottobre dello stesso anno Hitler proclamò: «Sterminando i parassiti, renderemo un servizio all'umanità». Gli esecutori degli ordini di Hitler parleranno dello sterminio degli ebrei in termini di Gesundung (guarigione) dell'Europa, Selbstreinigung (autodepurazione), judensduberung (epurazione degli ebrei)”. L’idea che «sterminando i parassiti» si possa rendere «un servizio all'umanità», chiede immediatamente di convertire i sentimenti di pietà e di compassione - che non devono certamente essere annullati nella valutazione delle azioni di tutti gli esseri umani -, in sentimenti di condanna e in immediate procedure di giustizia.
Un caro saluto,
alberto
lunedì 14 novembre 2011
Atlante del Ventesimo secolo
Cari ragazzi,
Questa settimana desidero consigliare alcuni libri che contengono importanti documenti sulla storia del Ventesimo secolo; sono curati dal professor Vittorio Vidotto, professore di Storia contemporanea all'Università La Sapienza di Roma e autore dei testi di storia attualmente adottati nel nostro Liceo.
Si tratta di 200 documenti divisi in quattro volumi che permettono di conoscere direttamente opere o discorsi del Novecento e consentono così di orientarsi e di riflettere sugli eventi più importanti del secolo scorso.
Vi invito a comprare questi libri e a leggere questi documenti; leggete con pazienza: scegliete prima anche a caso quelli che suscitano in voi maggiore curiosità e poi vedrete che il desiderio di conoscere la storia mondiale attraverso estratti di testimonianze signficative vi motiverà a completare la lettura. Spero che possiate comprare i quattro volumi (vi fareste un bel regalo) e che possiate consultarli di tanto in tanto. La raccolta è estremamente significativa e tutti gli estratti riportati sono preceduti da una breve introduzione all'argomento.
Riproduco qui sotto, oltre ai titoli, l'indice di ogni volume, perché possiate vedere a quali documenti si fa riferimento.
Un caro saluto,
alberto
1.Vittorio Vidotto, Atlante del Ventesimo secolo. I documenti essenziali 1900-1918, Roma-Bari, Laterza, 2011,;
2.Vittorio Vidotto, Atlante del Ventesimo secolo. I documenti essenziali 1919-1945, Roma-Bari, Laterza, 2011;
3.Vittorio Vidotto, Atlante del Ventesimo secolo. I documenti essenziali 1946-1968, Roma-Bari, Laterza, 2011;
4.Vittorio Vidotto, Atlante del Ventesimo secolo. I documenti essenziali 1969-2000, Roma-Bari, Laterza, 2011;
Indici
I volume
1. L'uccisione di Umberto I (29 luglio 1900)
2. La questione meridionale (1900, 1908)
3. Giolitti e la classe operaia (1901)
4. La critica dell'imperialismo: John A. Hobson (1902)
5. Il sionismo
6. L'Intesa cordiale (8 aprile 1904)
7. Il primo sciopero generale in Italia (settembre 1904)
8. Roosevelt e l'imperialismo americano (1904)
9. L'antagonismo anglo-tedesco
10. La guerra russo-giapponese e la pace di Portsmouth (1905)
11. Il manifesto d'ottobre dello zar Nicola II (17 ottobre 1905)
12. I «Protocolli dei 'Savi Anziani' di Sion» (1905)
13. La legge francese per la separazione della Chiesa dallo Stato (dicembre 1905)
14. La teoria della sessualità di Sigmund Freud (1905)
15. L'emigrazione italiana
16. La fondazione della Confederazione Generale del Lavoro (1906)
17. Pio X condanna il modernismo (1907)
18. Il cubismo
19. «La Voce» (1908)
20. I Giovani turchi conquistano il potere (luglio 1908)
21. Il manifesto del futurismo (febbraio 1909)
22. La Rivoluzione messicana (1910)
23. Il «Parliament Act» e la sconfitta dei Lord inglesi (agosto 1911)
24. La guerra di Libia (1911-1912)
25. Sun Yat-sen e la Rivoluzione cinese (1911-1912)
26. Il congresso di Reggio Emilia (luglio 1912)
27. Corradini e il nazionalismo italiano (1913)
28. Le suffragette (1913-1914)
29. Ford e la catena di montaggio (aprile 1913)
30. La settimana rossa (7-14 giugno 1914)
31. L'ultimatum austro-ungarico alla Serbia (23 luglio 1914)
32. Mussolini e la svolta interventista (15 novembre 1914)
33. Il patto di Londra (26 aprile 1915)
34. La propaganda di guerra (1914-1915)
35. L'Italia entra in guerra (1915)
36. Le trincee
37. Il genocidio degli armeni (1915)
38. I manifesti di Zimmerwald e di Kienthal: pace e rivoluzione (1915-1916)
39. La teoria leninista dell'imperialismo, «fase suprema del capitalismo» (1916)
40. L'ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale: il discorso di Woodrow Wilson (2 aprile 1917)
41. Le «Tesi d'aprile» (7 aprile 1917)
42. Appello di Benedetto XV contro la guerra 1° agosto 1917)
43. La disfatta di Caporetto
44. La dichiarazione Balfour (2 novembre 1917)
45. La presa del Palazzo d'Inverno (novembre 1917)
46. Decreto dei bolscevichi sulla fine della guerra (26 ottobre/8 novembre 1917)
47. Discorso di Clemenceau sulla guerra (20 novembre 1917)
48. I «14 punti» di Wilson (8 gennaio 1918)
49. Il trattato di pace di Brest-Litovsk (3 marzo 1918)
50. Lenin contro i «kulaki» (5 luglio 1918)
II volume
1. La fondazione del Partito popolare italiano (18 gennaio 1919)
2. Benito Mussolini fonda i Fasci italiani di combattimento (23 marzo 1919)
3. Il trattato di Versailles e la Germania (28 giugno 1919)
4. Il patto della Società delle Nazioni (28 giugno 1919)
5. La costituzione di Weimar (11 agosto 1919)
6. La scelta rivoluzionaria del Partito socialista italiano (5-8 ottobre 1919)
7. Il programma del Partito nazista (24 febbraio 1920)
8. L'occupazione delle fabbriche (1920)
9. I «21 punti» dell'Internazionale comunista (agosto 1920)
10. La nascita del Partito comunista d'Italia (21 gennaio 1921)
11. La nascita dell'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (30 dicembre 1922)
12. La riforma Gentile (1923)
13. André Breton, «Manifesto del surrealismo» (1924)
14. Piero Gobetti, «La rivoluzione liberale» (1924)
15. Mussolini verso la dittatura (3 gennaio 1925)
16. Il manifesto degli intellettuali fascisti e il contromanifesto antifascista (1925)
17. Il «Mein Kampf» di Adolf Hítler: antisemitismo e spazio vitale (1925-1926)
18. Le «leggi fascistissime» e il «discorso dell'Ascensione» (dicembre 1925 - maggio 1927)
19. Sacco e Vanzetti (23 agosto 1927)
20. I Patti lateranensi (11 febbraio 1929)
21. José Ortega y Gasset, «La ribellione delle masse» (1930)
22. Gandhi e la non-violenza (2 marzo 1930)
23. Roosevelt e il discorso del «New Deal» (2 luglio 1932)
24. Discorso di Salazar sulla dittatura in Portogallo (23 novembre 1932)
25. La lettera di Keynes a Roosevelt sul «New Deal» (dicembre 1933)
26. Le «leggi di Norimberga» e la persecuzione degli ebrei (15 settembre 1935)
27. Stalin, Kirov e 2danov sui compiti della storia (27 gennaio 1936)
28. La guerra d'Etiopia e la proclamazione dell'impero (1935-1936)
29. L'inizio della guerra civile spagnola (18 luglio 1936)
30. Le Olimpiadi di Berlino (agosto 1936)
31. Carlo Rosselli, «Oggi in Spagna, domani in Italia» (13 novembre 1936)
32. Pio XI contro il nazismo e il comunismo (marzo 1937)
33. La mostra dell'arte degenerata (19 luglio 1937)
34. Il Gulag (1937-1938)
35. «La difesa della razza» (5 agosto 1938)
36. Gli accordi di Monaco (29 settembre 1938)
37. Le leggi razziste italiane (17 novembre 1938)
38. Hitler e la distruzione della razza ebraica (30 gennaio 1939)
39. Il Patto d'Acciaio (22 maggio 1939)
40. La lettera di Einstein a Roosevelt (2 agosto 1939)
41. Il patto Molotov-Ribbentrop (23 agosto 1939)
42. Appello di Pétain al paese; discorso di De Gaulle ai francesi (17-18 giugno 1940)
43. Il «Manifesto di Ventotene» (1941)
44. Appello di Stalin al popolo sovietico (3 luglio 1941)
45. Il protocollo di Wannsee sulla «soluzione finale» (20 gennaio 1942)
46. La caduta del fascismo (25 luglio 1943)
47. L'armistizio dell'Italia con gli anglo-americani (8 settembre 1943)
48. Discorso di Winston Churchill sulla situazione della guerra (21 settembre 1943)
49. La Repubblica sociale e il «Manifesto di Verona» (14 novembre 1943)
50. Voci della Resistenza italiana (1943-1944)
51. La macchina dello sterminio
52. Auschwitz: l'arrivo e la selezione (1944)
53. La conferenza di Yalta (4-11 febbraio 1945)
54. L'Organizzazione delle Nazioni Unite (26 giugno 1945)
55. La bomba atomica su Hiroshima (6 agosto 1945)
III volume
1. Il processo di Norimberga (1945-1946)
2. De Gasperi alla conferenza di Parigi e il trattato di pace (1946-1947)
3. La dottrina di Truman (12 marzo 1947)
4. La strage di Porcella della Ginestra W maggio 1947)
5. Il piano Marshall (5 giugno 1947)
6. L'indipendenza dell'India (15 agosto 1947)
7. La Costituzione italiana (1948)
8. Le elezioni politiche in Italia (18 aprile 1948)
9. La nascita di Israele (14 maggio 1948)
10. La rottura tra Stalín e Tito (1948)
11. Il cinema neorealista
12. Il Patto atlantico (4 aprile 1949)
13. La Repubblica popolare cinese (1° ottobre 1949)
14. Il maccartismo
15. L'Onu e l'intervento militare in Corea (giugno-luglio 1950)
16. La riforma agraria in Italia (1950)
17. Verso la rivoluzione cubana (1953)
18. Gli accordi di Ginevra sull'Indocina (21 luglio 1954)
19. L'inizio della guerra di Algeria W novembre 1954)
20. Trieste italiana (5 ottobre 1954)
21. La rivoluzione egiziana di Nasser (1955)
22. La conferenza di Bandung (24 aprile 1955)
23. Il Patto di Varsavia (14 maggio 1955)
24. Il «Rapporto Chruscév» e la destalinizzazione (25 febbraio 1956)
25. Il «Manifesto dei 101» sui fatti di Ungheria (ottobre 1956)
26. Nascita della Cee: il trattato di Roma (25 marzo 1957)
27. Gli italiani e la televisione
28. La V Repubblica francese (settembre 1958)
29. La caduta del governo Tambroni (luglio 1960)
30. L'Onu condanna il colonialismo (1960)
31. Il discorso di insediamento di Kennedy (20 gennaio 1961)
32. Il primo uomo nello spazio (12 aprile 1961)
33. Il Muro di Berlino (13 agosto 1961)
34. «I dannati della terra» (1961)
35. Il processo Eichmann (aprile-dicembre 1961)
36. Il pontificato di Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II (1961-1963)
37. Aldo Moro e il centro-sinistra (1962)
38. La crisi dei missili (ottobre 1962)
39. Il femminismo
40. Martin Luther King (28 agosto 1963)
41. L'Organizzazione per la liberazione della Palestina (1964)
42. Malcolm X e la lotta dei neri americani (1964)
43. La rivoluzione culturale cinese (1966)
44. L'enciclica «Populorum progressio» di Paolo VI (26 marzo 1967)
45. L'uccisione di Ernesto «Che» Guevara (ottobre 1967)
46. Don Milani e la scuola di Barbiana (1967)
47. La rivolta degli studenti (1968)
48. La primavera di Praga (1968)
IV Volume
1. L’uomo sulla Luna (21 luglio 1969)
2. La rivoluzione in Libia (1969)
3. Willy Brandt e la «Ostpolitik» (1969)
4. Il manifesto di «Rivolta femminile» (luglio 1970)
5. Il divorzio in Italia (1° dicembre 1970)
6. I limiti dello sviluppo (1972)
7. Il problema della droga (1972)
8. Il colpo di Stato in Cile (11 settembre 1973)
9. Enrico Berlinguer e il «compromesso storico» (ottobre 1973)
10. La crisi energetica (1973)
11. Le dimissioni di Nixon per lo scandalo Watergate (8 agosto 1974)
12. Pier Paolo Pasolini (1975)
13. Le riflessioni di Kissinger sul conflitto in Vietnam
14. La fine della guerra in Vietnam (1975)
15. L’«Intervista sul fascismo» di Renzo De Felice (1975)
16. La Costituzione spagnola (1978)
17. Sequestro e omicidio di Aldo Moro (16 marzo - 9 maggio 1978)
18. La legge sull’aborto (22 maggio 1978)
19. Gli accordi di Camp David (17 settembre 1978)
20. La rivoluzione khomeinista in Iran (1979)
21. Postmodernità e codificazione della conoscenza (1979)
22. La nascita di Solidarnos´c´ (agosto-novembre 1980)
23. La scoperta dell’Aids (1981)
24. L’attentato a papa Giovanni Paolo II (13 maggio 1981)
25. La guerra delle Falkland (aprile-giugno 1982)
26. Bettino Craxi e la vicenda dell’«Achille Lauro» (17 ottobre 1985)
27. Il disastro di Cernobyl’ (26 aprile 1986)
28. Gorbacˇëv e la «perestrojka» (1986)
29. Leonardo Boff e la teologia della liberazione (1986)
30. L’Intifada (1987)
31. Rivolta e massacri a Pechino (3-4 giugno 1989)
32. Rossana Rossanda, «Della difficoltà di essere comunista» (1989)
33. La caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989)
34. Achille Occhetto e la «svolta della Bolognina» (12 novembre 1989)
35. La guerra del Golfo (gennaio-febbraio 1991)
36. La fine dell’Unione Sovietica (dicembre 1991)
37. Il trattato di Maastricht (7 febbraio 1992)
38. Tangentopoli (1992)
39. Giovanni Falcone e la mafia
40. Economia e ambiente
41. Gli accordi di Oslo I (13 settembre 1993)
42. La «discesa in campo» di Silvio Berlusconi (26 gennaio 1994)
43. Il genocidio in Ruanda (primavera 1994)
44. Contro il capitalismo globale (1995)
45. Sudafrica: la Commissione per la verità e la riconciliazione (1995-1998)
46. Il nazionalismo serbo e la guerra per il Kosovo (1999)
47. Giovanni Paolo II e la Giornata mondiale della gioventù (19 agosto 2000)
lunedì 7 novembre 2011
Indignàti
Caro Professore,
come lei certamente sa già, nei giorni scorsi a Roma poco più di 500 felpe nere alias “black block” hanno rovinato una protesta, a mio avviso più che legittima, a cui avevano preso parte circa 200 mila pacifici manifestanti. Queste felpe nere, sfondatori di bancomat e distributori di benzina, incendiari di auto, pazzi convinti che è così che si combattono le multinazionali, le lobby e la finanza, non sono gli indignati. Loro non rappresentano nessuno. Gli altri, i duecentomila che sono arrivati a Roma per dire che non vogliono pagare il debito, sono il simbolo di un’Italia che matta non è affatto e che sta velocemente prendendo coscienza del fatto che occorre organizzarsi per togliere il potere alla casta politica che ha più volte stretto la mano ai padroni della finanza internazionale e nazionale da cui è stata pagata.
Tutta l’Italia ha così visto solo i disordini provocati dai facinorosi e non ha visto i 200 mila che la rappresentavano assai meglio. Non è una novità. Vuol dire che il modus operandi dei grandi media si conferma per quello che è: cieco di fronte alla realtà, e interessato solo allo spettacolo.
Ma c'è qualcuno sano di mente che crede che la manifestazione di ieri a Roma potesse finire diversamente? E' andata esattamente come previsto, con le devastazioni, la guerriglia urbana, i feriti e gli scontri con la Polizia. Il risultato di demonizzare i movimenti da parte dei partiti della maggioranza e dell'opposizione è perfettamente riuscito. Ora tutti coloro che hanno innescato tutta questa indignazione e tutta questa violenza possono dare adito alla condanna di tali comportamenti.
Mi dispiace davvero per tutti quei ragazzi e quelle ragazze presenti ieri a Roma, per quel 99% che a causa del vandalismo di una ristretta minoranza è stato usato, strumentalizzato, trattato come carne da macello dai partiti e da alcuni giornali. Ma sono ancora più amareggiato per tutti coloro che come me in questo grido di indignazione a livello globale avevano riposto le loro speranze e che hanno visto anche questa illusoria forma di riscatto soffocata da quel 1% che tiene al guinzaglio i mezzi di informazione. Stando ai sondaggi i manifestanti che sono scesi in piazza sabato 15 ottobre rappresentano circa l’80 % degli italiani. A occhio e croce anche degli europei e degli americani .Questo significa che le proteste non cesseranno e, anzi, si estenderanno. Vorrei avere anche il suo parere riguardo a questa indignazione mondiale. Quest’ultima è dettata solo dalla volontà di reagire all’austerity oppure è in corso un vero e proprio cambiamento culturale? come giudica l’esito a cui è giunta la manifestazione di Roma? Secondo lei sarebbe possibile conciliare ribellione rivoluzionaria e protesta pacifica? E infine, a che livello è il suo “quoziente di indignazione personale"?
Con affetto,
Alberto IV A
Caro Alberto,
Hai scritto una bella lettera, con passione civile e spirito critico. Sono convinto, come te, che la protesta di Roma sia stata una protesta giustificata e comprensibile, e che all’interno di un gruppo di manifestanti pacifici si siano infiltrate persone con scopi ignobili. Sono anche convinto che tali persone non rappresentino - come dici tu – «nessuno», e che alcuni mezzi di informazione abbiano raggruppato intenzionalmente i manifestanti in un unico insieme di violenti per screditare la protesta stessa. Incendiare auto, bruciare cassonetti, devastare i mezzi blindati dei carabinieri, saccheggiare i negozi, sono azioni di rabbia e di brutalità vergognose che esprimono persino incapacità di indirizzare la protesta verso giusti obiettivi: incapacità di capire l’origine di alcuni problemi, di individuare strategie, di individuare interlocutori adeguati. Pertanto, la violenza, l’aggressività e la distruzione delle cose altrui e di quelle pubbliche non sono per nulla gesti di contestazione, ma semplicemente azioni scellerate. Hai ragione: la contestazione ben più importante degli «indignati» (15 ottobre) è stata oscurata, dimenticata o intenzionalmente ignorata da alcuni mass-media. Allora è meglio spostare l’attenzione verso le altre persone (la maggioranza), che non solo in Italia, ma in 82 nazioni si sono riunite per protestare contro il sistema economico occidentale. Sembra che solo in Italia ci siano stati degli scontri e, anche se certi giornali hanno concentrato tutta la loro attenzione sulle azioni di guerriglia, occorre sottolineare un evento molto più significativo: ossia il fatto che in 951 città moltissime persone sono scese in piazza per opporsi a una struttura economica che penalizza i più deboli. Il movimento degli «indignati» a cui fai riferimento, nato qualche mese fa a Madrid (15 maggio 2011) e diventato globale con la manifestazione «Occupy Waal Street» a Manhattan, è diventato rapidamente un movimento rilevante in grado di portare alla luce le contraddizioni strutturali della nostra economia che stanno rendendo impossibile la vita di troppe persone. Le ragioni della protesta sono giuste: la disuguaglianza economica, l’impotenza politica dei governi nella gestione della crisi, l’indebitamento insostenibile dei vari Paesi, le istituzioni finanziarie che fanno profitti incredibili e hanno il potere di manipolare i mercati. Ma non solo. L’economia di «mercato totale», purtroppo ha conseguenze molto profonde e devastanti. Nei mesi di febbraio-marzo di quest’anno (2011) è stato tradotto in Italia un libro del teologo svizzero Hans Küng (1928) dal titolo Onestà. Perché l'economia ha bisogno di un'etica, Milano, Rizzoli, 2011. Il libro – uscito a Monaco già nel 2010 – analizza le cause delle continue crisi provocate dal sistema capitalistico e contiene delle proposte per un’etica economica mondiale. Nella parte finale, Hans Küng parla della necessità di un «Manifesto per un’etica mondiale». L’autore segnala una «crisi della responsabilità» che pervade il nostro tempo e individua tre ambiti in cui la politica della responsabilità mostra il proprio fallimento: nei mercati, nelle istituzioni e nella morale. Così scrive l’autore:
«1. il fallimento degli stessi mercati: per azzardo morale, eccessiva speculazione (mercato immobiliare e azionario), moneta sopravvalutata, pessimo «timing» dei debiti a breve scadenza, presenza di un mercato nero forte, effetto di contagio;
2. il fallimento delle istituzioni: per inefficienza del sistema di regolamentazione e vigilanza, del sistema bancario, dell'infrastruttura giuridica e del sistema finanziario, mancanza di tutela dei diritti di proprietà, mancanza di trasparenza e standard di bilancio inadeguati;
3. un fallimento della morale, che è alla base di quello dei mercati e delle istituzioni: dovuto a un capitalismo clientelare e mafioso, corruzione, mancanza di fiducia e di responsabilità sociale, esagerata avidità di guadagno degli investitori o delle istituzioni.» (p. 95).
Condivido l’analisi che propone il teologo svizzero sulle conseguenze dell’economia di mercato non solo sull’economia generale, ma su tutti gli aspetti della vita. La sua riflessione, in fondo, richiama la profonda indagine marxiana. Scrive Hans Küng: “Allo stesso tempo una economia di mercato totale, come si delinea già in molti ambiti e in molte regioni, ha conseguenze devastanti:
- il diritto invece di essere fondato sulla dignità umana, sui diritti e doveri universali dell'uomo, può essere formulato e manipolato a seconda dei «vincoli» economici e degli interessi di gruppo;
- la politica capitola di fronte al mercato e agli interessi delle lobby, mentre le speculazioni globali, in caso di direttive politiche errate, sono in grado di assestare scossoni alla stabilità delle valute nazionali e perfino dell'euro;
- la scienza si vede abbandonata agli interessi dell'economia e perde la sua funzione di istanza di controllo il più possibile critica e obiettiva;
- la cultura degenera a fiancheggiatrice del mercato e l'arte scade nel commercio (opere d'arte come mera merce e oggetti di speculazione);
- l'ethos finisce così per essere sacrificato al potere e al profitto e viene sostituito da ciò che «porta al successo» o «procura divertimento»;
- anche la religione, offerta come merce al supermercato delle idee insieme a molte altre parareligioni e pseudoreligioni, viene mischiata e trasformata a piacere in un cocktail sincretistico, per placare la sete religiosa che a volte si fa sentire anche nell'homo oeconomicus, invece di costituire un correttivo morale e un'istanza a cui orientarsi” (cfr. pp. 167-168).
Detto questo, ti rimando al libro di Hans Küng, perché mi sembra un’ottima lettura.
E ora so che vuoi conoscere il mio “quoziente di indignazione personale”. È una domanda difficile, ma diciamo che posso risponderti così: qualche tempo fa ho letto il libro di Luigina Mortari, A scuola di libertà. Formazione e pensiero autonomo, Milano, Raffaello Cortina editore [2008]. Ti dirò che mi ha convinto e che – nonostante l’incostanza e le inesorabili incoerenze – cerco di fare mia (anche nell’ambiente di lavoro) questa espressione dell’autrice: «La capacità di indignarsi è densamente politica, perché si sente come insostenibile qualsiasi atto ingiusto perpetrato contro l'altro. Si è capaci di indignazione quando si matura la consapevolezza che la condizione di uno solo riguardi tutti i cittadini». Con le limitazioni a cui ho fatto riferimento, sono convinto che per me questa definizione continua ad essere un valore importante a cui cerco di tendere.
Un caro saluto,
alberto lusso
P.S. In questo periodo sono stati pubblicati alcuni opuscoli interessanti su queste tematiche. Rapidi da leggere, ma ricchi di riflessioni:
Stéphane Hessel, Indignatevi!, Torino, Add editore, 2011, pp. 61.
Stéphane Hessel (con Gilles Vanderpooten), Impegnatevi!, Milano, Salani, 2011, pp. 108.
Luciana Castellina, Ribelliamoci. L’alternativa va costruita, Roma, Aliberti editore, 2011, pp. 79.
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