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Cor-rispondenze

lunedì 19 giugno 2017

Letture estive

Classi terze (3G e 3I)
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Alessandro BarberoLe parole del papa. Da Gregorio VII a Francesco, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, 2016.
Elie WieselLa notte, Firenze, Giuntina, 2007.
Risultati immagini per natoli dizionario
Salvatore NatoliDizionario dei vizi e delle virtù, Milano, Feltrinelli, 2017


Classi quarte (4G e 4H)
Risultati immagini per la guerra dei poveri
Nuto RevelliLa guerra dei poveri, Torino, Einaudi, 2014
Risultati immagini per il rischio di fidarsi
Salvatore Natoli, Il rischio di fidarsi, Bologna, Il Mulino, 2016.

Risultati immagini per schopenhauer come educatore
Friedrich Nietzsche, Schopenhauer come educatore, Milano, Bur, 2004.
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Keith LoweIl continente selvaggio. L'Europa alla fine della seconda guerra mondiale, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, 2015. (le parti in inglese e l’audio sono disponibili sul sito della scuola).

lunedì 5 giugno 2017

E tu, per chi cammini?

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Caro Professore,
Si avvicina l’estate, la fine della scuola. Io volevo raccontarle che l’estate scorsa ho partecipato alla GMG in Polonia e quest’esperienza devo dire mi ha davvero segnata… Non vorrei parlare della fede o della religione, ma mi piacerebbe solo porre anche a lei una delle tante domande che è nata dentro di me dopo questa avventura. Un mattina viaggiando in treno per arrivare a Cracovia stavo scrivendo sul mio diario di bordo e ad un certo punto mi è venuto tra le mani un foglietto volante con questo racconto: Una storia ebraica narra di un rabbino saggio e timorato di Dio che, una sera, dopo una giornata passata a consultare i libri delle antiche profezie, decise di uscire per la strada a fare una passeggiata distensiva. Mentre camminava lentamente per una strada isolata, incontrò un guardiano che camminava avanti e indietro, con passi lunghi e decisi, davanti alla cancellata di un ricco podere. "Per chi cammini, tu?", chiese il rabbino, incuriosito. Il guardiano disse il nome del suo padrone. Poi, subito dopo, chiese al rabbino: "E tu, per chi cammini?". Questa domanda, conclude la storia, si conficcò nel cuore del rabbino. Quel giorno ho cercato di pensare ad altro per non affrontare me stessa, però tornata a casa qualche mese dopo ho avuto bisogno di trovare una risposta, ma la domanda è sempre lì che mi tormenta…“E tu, per chi cammini? Per chi e cosa ti alzi ogni mattina”?
Sara, 4H


Cara Sara,
Quando le domande si riferiscono al senso che diamo alla nostra vita, guardo alle persone che hanno vissuto esperienze estreme, al confine tra la vita e la morte e ascolto le motivazioni del loro percorso. Considero queste situazioni, perché quando la vita si affievolisce e sarebbe persino più semplice accettare la sorte e arrendersi alla disfatta gli uomini esplicitano le ragioni che li sorreggono. Allora, in senso letterale, penso alle lunghe marce indotte nei periodi di guerra, perché in quell’incedere forzato emerge il senso per cui si cammina. Penso alla ritirata di Russia, raccontata da Nuto Revelli ne “La guerra dei poveri”; al motivo della partenza e alla volontà del ritorno. E penso che se si è obbligati a partire perché il cammino è stato deciso da un’autorità a cui si deve obbedire, la volontà del ritorno è una volontà del cuore. Se prima si procede al nome di un “padrone”, poi si marcia per ciò che si ritiene imprescindibile: una persona, un ideale, per i figli. “Per chi cammini” suona un po’ come la domanda che Corrado, protagonista del romanzo di Cesare Pavese “La casa in collina”, rivolge alla compagna riferendosi al figlio Dino: «Se ti chiede per chi vivi tu, […] cosa rispondi?». E Caterina risponde a Corrado raccontando la propria gravosa esistenza: «Ho sempre faticato e battuto la testa. I primi tempi è stato brutto. Ma avevo Dino, non potevo pensare a sciocchezze. Mi ricordavo di quello che mi hai detto una volta, che la vita ha valore solamente se si vive per qualcosa o per qualcuno». Che si viva per un ideale o una persona è confermato dai reduci di guerra e dai sopravvissuti ai campi di sterminio. Questa, infatti, è anche la riflessione dello scrittore ebreo Elie Wiesel, quando nell’opera “Parole di straniero” descrive le direttive dei tedeschi e le reazioni dei prigionieri: «Ciascuno per sé, ci dicevano. Dimenticate i genitori, i fratelli, il passato, ci ripetevano giorno e notte, altrimenti perirete. Avvenne il contrario. Quelli che vivevano soltanto per sé, per nutrirsi, finivano per cedere alle leggi della morte, mentre gli altri, quelli che sapevano per chi vivere — un genitore, un fratello, un amico — riuscivano a obbedire alle leggi della vita». Anche molti altri hanno riferito che senza motivazioni forti non si sopravvive: così Primo Levi (“Se questo è un uomo, La tregua”), Vasilij Grossman (“Vita e destino”), Viktor E. Frankl (“Uno psicologo nei lager”), Pavel A. Florenskij (“Non dimenticatemi. Le lettere dal gulag”). Se dovessi dirti per chi cammino, ti direi che fino a quando era viva mia madre, vivevo per me ma con un occhio a lei e quando è mancata anch’io mi sono chiesto perché e per chi camminavo. Ora ho un figlio: allora so che vivo ancora un po’ per me, ma so che guardo a lui e al suo percorso. Credo che il motivo per cui si cammina sia sempre per qualcuno o per qualcosa. Quando si è figli si cammina anche per l’approvazione dei genitori, quando si è genitori forse anche per meritare la fiducia dei figli. Quando si perde qualcuno si perde il testimone della propria vita, qualcuno che ha dato o ha raccolto il senso dell’esistenza affinché non cadesse nell’insignificanza. Per fortuna non camminiamo per un padrone, ma per realizzare quello che siamo, per portare a compimento la voce che sentiamo dentro di noi. Gli autori citati hanno messo in luce come gli affetti diano senso alla vita anche al di là degli interessi egoistici. Il padre del liberalismo classico John Stuart Mill nell’opera “L’utilitarismo” (1861) ha sottolineato la necessità di coltivare sia sentimenti personali sia interessi collettivi. Scrive Mill: «coloro che dietro di sé hanno una scia di affetti personali, e soprattutto coloro che hanno coltivato anche sentimenti di partecipazione agli interessi collettivi dell'umanità, conservano il loro interesse alla vita: un interesse altrettanto vivo alla vigilia della morte, quanto lo era nel vigore della giovinezza e della salute». Sono dunque molte le ragioni per cui ci si può alzare stimolati ogni mattina, sapendo per chi o cosa si cammina.
Un caro saluto,
Alberto