Caro professore,
Non è facile fare le scelte giuste. Né perdonare. Tanto meno
rischiare. Insomma, non è una cosa semplice vivere. I problemi nascono quando
inizi a formulare pensieri e domande a cui non sai cosa rispondere; l’adolescenza
è un periodo incerto, bipolare. Quando bisogna scegliere la scuola superiore e
poi cercare di sopravviverci dentro, si è in uno stato d’ansia continuo,
specialmente in un liceo. «Ho sbagliato
scuola!», «non ce la faccio», «il latino e il greco non servono a niente».
In più ci sono i classici problemi personali, i litigi con i genitori e con i
fratelli più piccoli, l’amore, i professori, le amicizie che sono un punto
interrogativo; alcune a volte nascono, altre, al contrario, muoiono, altre
ancora sono “false”, alcune difficili. Gli studenti, come me, sono davanti a un
muro con mille porte, ma non sanno quale scegliere. Normalmente inseguono i
propri sogni che sembrano semplici da raggiungere perché si è motivati, ma alla
fine anche per questi si deve soffrire, sbattere la testa, stufarsi, per poi
ritornare allo stato iniziale di inseguimento... Spesso ci mettiamo nei guai. A
volte abbiamo solo voglia di distruggere tutte le porte di fronte a noi e
costruirne una nuova, come ci piace, dove tutto va bene, che ci conduca ad un
mondo dove non si soffre. Come si fa a scegliere le cose giuste?
Arianna, II beta
Cara Arianna,
C’è chi sceglie impulsivamente, chi in modo ponderato; chi
ha un’intuizione fulminea che gli indica un cammino da seguire (o da evitare) e
poi si butta e va, e chi deve tenere conto di tutti i fattori possibili prima
di compiere il primo passo. Io a volte lascio che sia il mio pilota automatico
a orientare le scelte, altre volte, come un antico cartografo, vaglio mille
volte le possibilità e le conseguenze di una rotta prima di mettere la mia
barchetta nell’acqua. Il pilota automatico è dato dall’età. L’età ha vantaggi e
svantaggi, certo; ma ognuno di noi ha costruito il proprio modo di stare al
mondo, i propri valori, e qualche volta le scelte vengono operate grazie a
quell’opera di sintesi che la nostra vita ha già selezionato. Altre volte mi
comporto un po’ come un’assemblea o un parlamento in cui prima di approvare una
legge si fanno mille obiezioni e critiche, poi si passa ad una commissione
ristretta e poi le leggi ritornano in parlamento dove qualcuno dice che si
poteva anche fare una legge migliore, ma poi va bene così. In un libro sul
futuro dell’Unione europea, un autore mi ha ricordato che come preambolo delle
leggi emanate dall’antica agorà ateniese era inserita la seguente formula: «édoxe
tê boulè kai tô demo», ossia «ritenuto buono dall’assemblea e dal popolo».
C’è dunque una decisione che, dopo tanta riflessione, viene considerata valida
quando hanno parlato le molteplici voci contrastanti che vivono nella società.
Significa che ciò che è stato giudicato buono – non perfetto – semplicemente
buono, ossia migliore di altri percorsi possibili, diventerà poi una legge che
guiderà la vita di tutti. Credo sia un sano modo di procedere anche nella vita individuale:
la tua scelta meditata – dopo tanto travaglio interiore – diventerà per te una
norma che dovrai avere il coraggio di seguire. Dovrai, per così dire, subire le
conseguenze di quella sentenza e ricordarti che le tante voci che risuonavano dentro
di te avevano individuato una modalità più adatta di altre per realizzare le
tue potenzialità. Naturalmente, con l’incremento della conoscenza, comprenderai
se quella intrapresa è proprio la strada che ti caratterizza e in cui ti puoi perfezionare.
Oppure, come in una democrazia, il dibattito interno dei tuoi pensieri,
arricchiti da nuova esperienza, potrà condurti a ridiscutere la tua “legge” o ad
affinarla alla luce di nuove acquisizioni. È importante tuttavia che si raduni
l’assemblea dentro di te, che tu dia spazio alle voci concordanti e
discordanti, e che non ne censuri nessuna. Una volta che il parlamento
interiore è stato convocato, ossia che hai trovato il tempo per meditare a
fondo vantaggi e svantaggi di un’alternativa, allora potrai passare al voto e
ubbidire alla tua maggioranza. Per
far parlare le proprie voci ci vuole tempo. Pazienza. E coraggio. Il coraggio
di ascoltare anche le obiezioni più dolorose. Tuttavia, una volta accettata la
decisione – come direbbe Cartesio –, bisogna essere risoluti, ossia perseveranti. La perseveranza equivale, nel tuo vocabolario,
a «sopravvivere nella scelta». È la
scelta giusta? Bisogna fidarsi delle buone ragioni della disputa interiore che ha
condotto alla legge. Anche quando il “parlamento” e la “democrazia” sono
fragili o destabilizzati da fratelli egoisti, genitori caparbi e professori,
magari un po’ démodés, ma che portano spesso con entusiasmo il peso
delle scelte che hanno fatto in gioventù. In ogni caso, non preoccuparti se non
hai individuato fin da subito l’opzione migliore. Il filosofo Slavoj Zyzek
ricorda che «la “scelta giusta” è possibile
solamente la seconda volta, dopo quella sbagliata; questo vuol dire che è solo
l’iniziale scelta sbagliata che crea letteralmente le condizioni per la scelta
giusta». Non ci sono asettiche scelte giuste che valgano per tutti e in
ogni tempo. Si riconoscono le scelte giuste a partire dal proprio percorso
personale. Si impara dalla vita. C’est la vie.
Un caro saluto,
Alberto Lusso