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Cor-rispondenze

lunedì 11 ottobre 2021

Microcosmo



Il giornalista e divulgatore scientifico Piero Bianucci, in “Vedere, guardare. Dal microscopio alle stelle, viaggio attraverso la luce”, ricorda che «Con la luce del Sole e una lente rudimentale l’olandese Antoni van Leeuwenhoek (1632-1723) scoprì un microcosmo: il pungiglione dell’ape, le zampe pelose dei pidocchi, l’occhio composto degli insetti, gli “animaletti” che chiamiamo protozoi e batteri. Con un lume a olio e un paio di lenti Robert Hooke (1635-1703) intuì che siamo fatti di cellule. Prima di loro, nel 1609, Galileo Galilei aveva costruito un cannocchiale e l’aveva usato per sondare il cielo: vide montagne e crateri sulla Luna, quattro satelliti intorno a Giove, macchie sul Sole, Venere in forma di falce, Saturno in forma di oliva, migliaia di stelle nella Via Lattea, una nebulosa nella costellazione di Orione». Le generazioni più recenti sono fortunate perché hanno potuto apprezzare sia le trasmissioni di Quark e i programmi sulla natura che mostrano la vita degli animali, degli insetti, delle piante e dei microrganismi che popolano la Terra sia le riprese delle galassie realizzate con il telescopio spaziale Hubble. Microcosmo e macrocosmo. Con il passare del tempo, il primo è diventato ancora più piccolo, il secondo più grande. Microscopi elettronici e telescopi mostrano la coesistenza di mondi infinitamente piccoli e infinitamente grandi. Che cos’è un microcosmo? Un universo piccolo piccolo, un minuscolo mondo incluso dentro un mondo più grande. Cosmo nel cosmo, ordine nell’ordine. La parola “kòsmos”, in greco” significa non solo ordine, ma anche bellezza. “Kòsmos” e “kòsmesis” (da cui “cosmetico”), hanno la stessa origine. Il cosmo allora non è solo ordine che si contrappone al “caos”, ma è anche bellezza. Perché c’è una bellezza che deriva dall’ordine. Prendiamo ad esempio due sveglie identiche: quelle meccaniche che usavano i nonni. Proviamo a smontare tutti i pezzi della prima e a separarli uno ad uno. Alla fine raccogliamo tutte le parti in un sacchetto. Se confrontiamo ora le due “sveglie”, da un lato avremo una somma di oggetti meccanici che ha lo stesso peso e lo stesso numero di componenti della sveglia ancora funzionante. Tuttavia, l’insieme integrato degli elementi produce il movimento continuo e preciso delle lancette. Gli stessi ingredienti così ben disposti generano dunque qualcosa in più: la meraviglia del movimento. Ecco perché il cosmo è ordine, armonia e insieme bellezza. Perché c’è una bellezza che scaturisce dall’ordine: il cosmo non è una semplice somma di parti. Gli antichi lo sapevano bene: ammiravano il cielo e le sue regolarità. Contemplavano il macrocosmo e ne studiavano i movimenti, Talete prevedeva le eclissi, Ecfanto di Siracusa sapeva che la Terra ruotava attorno al proprio asse e Aristarco di Samo sapeva, circa 1800 anni prima di Copernico, che il Sole era al centro del cosmo al tempo conosciuto. Dall’amore per quel grande cosmo, gli uomini spostarono l’attenzione alla complessità dell’uomo. Pare che il primo ad aver introdotto il termine “microcosmo” sia stato Democrito, il quale ha scritto che «l’uomo è un piccolo mondo (mikròs kósmos)». Lo studioso Giovanni Reale ha sostenuto che la più bella definizione dell’uomo come microcosmo è stata fornita dall’anonimo Pitagorico di Fozio, il quale ha affermato: «Si dice che l’uomo è un mondo in piccolo (mikròs kósmos), non perché è composto dei quattro elementi (perché questo vale anche degli esseri viventi più semplici), ma perché possiede tutte le potenze del cosmo». L’uomo è dotato infatti di tutti gli elementi del mondo vegetale e animale, ma possiede anche la ragione che gli permette di cogliere la logica del cosmo e di pensare a Dio. L’uomo ha tutte le «potenze del cosmo», pur essendo assai piccolo in rapporto alla natura non solo riesce a cogliere l’infinito con la ragione, ma pare avere l’energia e la potenza della natura stessa. Lo studioso Paul Tillich spiega questo concetto con una bella metafora: «Nel simbolismo dell’arte rinascimentale il fato viene talvolta rappresentato come il vento che soffia sulle vele di un vascello, mentre l’uomo sta alla ruota del timone e determina la rotta che può essere determinata in quelle condizioni. L’uomo tenta di realizzare tutte le sue potenzialità; e le sue potenzialità sono inesauribili». La relazione tra microcosmo (l’uomo) e macrocosmo (l’universo) viene esaminata meticolosamente tra Umanesimo e Rinascimento. L’idea principale è che si tratta di due strutture che si riflettono l’una nell’altra: l’uomo è in grado di riprodurre la complessità dell’universo in cui è inserito. Nel cielo si muovono in modo preciso i corpi celesti: c’è un tempo esatto in cui il Sole ritorna e le stagioni si alternano. Anche l’uomo è composto di vari elementi: il suo corpo è lo specchio della complessità del mondo, le sue parti sono armonicamente disposte in un tutto unitario e completo. Come la ragione cosmica dà ordine ai vari frammenti dell’universo così la ragione dell’uomo può dare equilibrio e coerenza all’esistenza individuale e a quella collettiva. Nel Rinascimento la riflessione diventa ancora più interessante perché si sofferma sull’aspetto politico. Grazie alla capacità di imitare la razionalità della natura, che sapientemente regge l’ordine totale, anche l’uomo può  creare delle leggi della città che consentano agli uomini di vivere felici. Più le leggi prodotte sono razionali, come quelle che regolano l’universo, più gli uomini vivono in pace e in armonia. Ne segue che la vita nella società sarà “bella” solo in quanto ben organizzata.