Bellezza, questa parola significa tutto e niente. Essere belle oggi significa essere delle modelle scheletriche con la fobia di ingerire qualunque tipo di cibo, che a malapena entrano in una taglia 42; significa avere i vestiti alla moda e il taglio di capelli giusto; qualche secolo fa essere belle significava avere delle forme. Ora ci troviamo di fronte ad un mondo patinato e superficiale, dove le bellezza conta più di ogni altra cosa, dove non si è giudicati per quello che si è ma solo per la bellezza esteriore e basta. Allora che cos'è la bellezza? e perché il mondo le dà così peso?
Federica
Cara Federica,
Cara Federica,
La bellezza è una componente molto importante della vita. Se noti, usiamo l’aggettivo bello in contesti molto diversi: un paesaggio di montagna è un “bel paesaggio”, una giornata di sole è una “bella giornata”, un gesto di amore è un “bel gesto”, le persone buone sono “belle persone”, una vita realizzata è una “bella vita”, e un vecchio che muore nel proprio letto, circondato dai suoi cari, fa una “bella morte”. Ma ancora: quando incontriamo un amico d’infanzia o una persona cara esclamiamo: “è bello rivederti”, o “è bello stare con te”. Il bello pervade la vita e condiziona anche le espressioni del linguaggio. Non solo l’armonia della natura suscita in noi il sentimento del bello, ma consideriamo bello tutto ciò che ci fa star bene. Il bello è dunque legato sia alla proporzione o all’equilibrio sia al bene. Ma perché la bellezza che rallegra tutti i momenti dell’esistenza è percepita come bene? Credo perché la bellezza è l’ingrediente che ci permette di esistere e di espanderci. Nel bene e nella fiducia riusciamo a maturare, per questo sentiamo ciò che favorisce il nostro sviluppo e il nostro accrescimento come bello. Cerchiamo dunque il bello per star bene, perché stare bene ci consente di crescere. Quando stiamo bene siamo felici perché possiamo espanderci e andare verso il mondo. Le persone infatti crescono se sono accettate. Anche nella scuola accade così: gli insegnanti che sanno accettare lo studente e i suoi limiti, gli consentono di correggersi e di trovare dentro di sé la forza per migliorarsi; lo stimolo per conoscere, appassionarsi e per dedicarsi alla cura di sé attraverso le materie di studio. Chi sottolinea troppo le inadeguatezze e i difetti scoraggia i ragazzi e non consente la formazione delle passioni. Se uno sente di essere accettato, gradualmente riesce a cambiare. Se l’ambiente emotivo è sereno facilita l’evoluzione.
Poiché abbiamo bisogno del bello per esistere, la pubblicità usa il bello per vendere. E proprio perché necessitiamo della bellezza ci lasciamo ingannare. Hai ragione: la magrezza oggi viene imposta (riviste, film, pubblicità, tv) e noi non riusciamo a scorgere le trappole delle pubblicità che insidiano le nostre menti (che cosa ci vogliono vendere?). Poiché la stima di noi stessi dipende dall’accettazione degli altri, questa accettazione oggi passa attraverso le immagini proposte, le forme esibite, i sorrisi ostentati, e pertanto ci convinciamo che la nostra esistenza ha valore se si adegua ai modelli dominanti. Dobbiamo essere vincenti, competere con gli altri o essere come loro. Questa continua sfida ci porta però ad ammalarci. È giusto trarre piacere dal proprio corpo, prendersi cura di esso, ma non è normale temere eccessivamente piccoli cambiamenti. Tremare, avere paura di mostrarsi agli altri, non uscire di casa o nascondere il corpo perché rivela la nostra inadeguatezza è segno che qualche cosa non va. Ma la perfezione è illusoria e tossica: è un veleno che talvolta può essere letale. La pubblicità gioca proprio sulla nostra insoddisfazione e sul nostro bisogno di essere accettati. L’insoddisfazione però è parte di noi stessi, talvolta è il motore dei nostri cambiamenti, dei nostri obiettivi. Purtroppo, però, sentiamo fortemente la pressione delle immagini. Il nostro corpo non è sempre perfetto, ma se ci confrontiamo continuamente con modelli sociali perfetti diventiamo insoddisfatti perché non ci sentiamo all’altezza degli standard proposti. Non dobbiamo però avere standard troppo alti: non tutti possono giocare a calcio come Del Piero, nuotare come Federica Pellegrini, correre come il giamaicano Usain Bolt. Le persone più fragili subiscono la violenza delle immagini proposte. Pensa che le anoressiche si considerano grasse e i culturisti non sufficientemente muscolosi. La pubblicità mente: chi ti suggerisce di mangiare è molto magro. Occorre vendere cibo e nello stesso tempo mascherare gli effetti dell’eccessiva assunzione. Un ossimoro: una persona magrissima ti invita a mangiare di più. Allora dobbiamo sapere che la pubblicità solletica il nostro ego per vendere i suoi prodotti, e nello stesso tempo dobbiamo imparare a leggere i suoi trucchi e i nostri punti deboli (Molte persone sono belle, ma per il loro mestiere, perché la loro vita consiste nel prendersi cura del proprio corpo. Oppure: le foto sono sottoposte a molti ritocchi e l’illusione di naturalezza che danno è falsa). Sotto la pressione incalzante dei media che esaltano la magrezza si innesta una tematica molto più importante: se abbiamo bisogno di essere accettati dagli altri e di accettare noi stessi con le piccole imperfezioni, l’eccessiva magrezza è una “malattia dell’amore” e non dell’appetito. L’anoressica è prigioniera della sua immagine. Narciso perde la vita per raggiungere l’immagine nell’acqua, l’anoressica perde la vita per raggiungere un’immagine sbagliata, si perde in un inganno. Qualcuno definisce questa ossessiva attenzione al corpo una nuova “religione” (la “religione del corpo”), perché il corpo è diventato un oggetto da idolatrare, e le ragazze compiono enormi sacrifici personali non più per Dio, come facevano le sante anoressiche, ma per il proprio io.
È giusto pensare che anche il proprio corpo possa migliorare: per motivi di salute o per una maggiore qualità della vita. Ma abbiamo bisogno di sentirci accettati altrimenti il nostro desiderio ci consuma fino alla rovina. Ognuno di noi sta al mondo nella dimensione del progetto. Siamo al mondo aperti al futuro e alle possibilità. Abbiamo bisogno di armonia, ma l’armonia è da conquistare nella relazione con il mondo e con le persone. Per questo credo che siano importanti alcune cose. 1. Circondati di persone che ti accettano e ti accolgono per quello che sei e scarta quelle che ti tollerano facendoti sentire inadeguata. 2. Quando ti senti inadeguata chiediti perché: chi è che ti fa sentire inadeguata e per quale scopo lo fa. 3. Pensa che le persone che si propongono come modelle forse non hanno una qualità della vita migliore della tua. Anzi, forse il fatto di dover mantenere sempre standard così alti impedisce loro di avere una vita normale. 4. Se pensi che qualche parte del tuo corpo possa essere migliorata, attivati nello sport. Essere un po’ più tonici aiuta anche l’umore. Ma ricordati che la simpatia si “pesa” con l’energia e con l’altruismo e non sul piatto della bilancia.
Poiché abbiamo bisogno del bello per esistere, la pubblicità usa il bello per vendere. E proprio perché necessitiamo della bellezza ci lasciamo ingannare. Hai ragione: la magrezza oggi viene imposta (riviste, film, pubblicità, tv) e noi non riusciamo a scorgere le trappole delle pubblicità che insidiano le nostre menti (che cosa ci vogliono vendere?). Poiché la stima di noi stessi dipende dall’accettazione degli altri, questa accettazione oggi passa attraverso le immagini proposte, le forme esibite, i sorrisi ostentati, e pertanto ci convinciamo che la nostra esistenza ha valore se si adegua ai modelli dominanti. Dobbiamo essere vincenti, competere con gli altri o essere come loro. Questa continua sfida ci porta però ad ammalarci. È giusto trarre piacere dal proprio corpo, prendersi cura di esso, ma non è normale temere eccessivamente piccoli cambiamenti. Tremare, avere paura di mostrarsi agli altri, non uscire di casa o nascondere il corpo perché rivela la nostra inadeguatezza è segno che qualche cosa non va. Ma la perfezione è illusoria e tossica: è un veleno che talvolta può essere letale. La pubblicità gioca proprio sulla nostra insoddisfazione e sul nostro bisogno di essere accettati. L’insoddisfazione però è parte di noi stessi, talvolta è il motore dei nostri cambiamenti, dei nostri obiettivi. Purtroppo, però, sentiamo fortemente la pressione delle immagini. Il nostro corpo non è sempre perfetto, ma se ci confrontiamo continuamente con modelli sociali perfetti diventiamo insoddisfatti perché non ci sentiamo all’altezza degli standard proposti. Non dobbiamo però avere standard troppo alti: non tutti possono giocare a calcio come Del Piero, nuotare come Federica Pellegrini, correre come il giamaicano Usain Bolt. Le persone più fragili subiscono la violenza delle immagini proposte. Pensa che le anoressiche si considerano grasse e i culturisti non sufficientemente muscolosi. La pubblicità mente: chi ti suggerisce di mangiare è molto magro. Occorre vendere cibo e nello stesso tempo mascherare gli effetti dell’eccessiva assunzione. Un ossimoro: una persona magrissima ti invita a mangiare di più. Allora dobbiamo sapere che la pubblicità solletica il nostro ego per vendere i suoi prodotti, e nello stesso tempo dobbiamo imparare a leggere i suoi trucchi e i nostri punti deboli (Molte persone sono belle, ma per il loro mestiere, perché la loro vita consiste nel prendersi cura del proprio corpo. Oppure: le foto sono sottoposte a molti ritocchi e l’illusione di naturalezza che danno è falsa). Sotto la pressione incalzante dei media che esaltano la magrezza si innesta una tematica molto più importante: se abbiamo bisogno di essere accettati dagli altri e di accettare noi stessi con le piccole imperfezioni, l’eccessiva magrezza è una “malattia dell’amore” e non dell’appetito. L’anoressica è prigioniera della sua immagine. Narciso perde la vita per raggiungere l’immagine nell’acqua, l’anoressica perde la vita per raggiungere un’immagine sbagliata, si perde in un inganno. Qualcuno definisce questa ossessiva attenzione al corpo una nuova “religione” (la “religione del corpo”), perché il corpo è diventato un oggetto da idolatrare, e le ragazze compiono enormi sacrifici personali non più per Dio, come facevano le sante anoressiche, ma per il proprio io.
È giusto pensare che anche il proprio corpo possa migliorare: per motivi di salute o per una maggiore qualità della vita. Ma abbiamo bisogno di sentirci accettati altrimenti il nostro desiderio ci consuma fino alla rovina. Ognuno di noi sta al mondo nella dimensione del progetto. Siamo al mondo aperti al futuro e alle possibilità. Abbiamo bisogno di armonia, ma l’armonia è da conquistare nella relazione con il mondo e con le persone. Per questo credo che siano importanti alcune cose. 1. Circondati di persone che ti accettano e ti accolgono per quello che sei e scarta quelle che ti tollerano facendoti sentire inadeguata. 2. Quando ti senti inadeguata chiediti perché: chi è che ti fa sentire inadeguata e per quale scopo lo fa. 3. Pensa che le persone che si propongono come modelle forse non hanno una qualità della vita migliore della tua. Anzi, forse il fatto di dover mantenere sempre standard così alti impedisce loro di avere una vita normale. 4. Se pensi che qualche parte del tuo corpo possa essere migliorata, attivati nello sport. Essere un po’ più tonici aiuta anche l’umore. Ma ricordati che la simpatia si “pesa” con l’energia e con l’altruismo e non sul piatto della bilancia.
Un caro saluto,
Alberto
Alberto
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