lunedì 28 dicembre 2009
Libertà assoluta?
Caro professore,
Esiste la libertà assoluta? E se non esiste, come si fa a parlare di libertà?
Simona
Cara Simona,
Una famosa frase di Kant (una colomba che vola e sbattendo le ali sente la resistenza dell’aria potrebbe pensare che nel vuoto volerebbe meglio - mentre tutti sanno che non volerebbe affatto) ci fa pensare che spesso noi intendiamo la libertà come libertà assoluta, illimitata, incondizionata. Pensiamo che se non esiste una libertà illimitata, allora non vi è vera libertà. Io sono convinto che la libertà sia sempre all’interno di un contesto e che ad ogni livello di sviluppo si aprano delle libertà, e che c’è una relazione stretta e di integrazione tra libertà e ostacoli. Come nell’esempio citato, è grazie all’ostacolo dell’aria che la colomba trova la propria libertà di volare; cioè, uscendo dalla metafora, è grazie al rapporto con un ostacolo che le persone possono trovare la loro libertà. Per una serie di ragioni: penso che la libertà derivi dall’attività e non dalla passività. Consideriamo il caso di un pianista. Dopo un paio di anni di studio del pianoforte una persona ha acquisito alcune conoscenze elementari e ha cominciato a costruire la propria tecnica. La sua libertà di ideare e di suonare è strettamente legata alle sue competenze. Dopo cinque o sei anni e migliaia di ore di studio, la sua capacità tecnica gli consente una maggiore libertà sulla tastiera. Dopo dieci anni, altre migliaia di ore a superare difficoltà molto elevate le sue capacità si sono affinate ancora e la sua libertà creativa è certamente maggiore. Così per una ballerina o per un artigiano. Il rapporto con l’ostacolo crea gradualmente nuove condizioni che consentono una maggiore libertà. Pensare che è più libero chi non affronta difficoltà e ostacoli è illusione. Ad ogni gradino raggiunto si aprono possibilità nuove e dunque nuovi spazi di libertà. Ma ad ogni grado di sviluppo ognuno mantiene una libertà di decisione che gli è propria: non la libertà di suonare qualunque cosa, ma la libertà di suonare o no, di premere o no alcuni tasti e altro. Se ci spostiamo in ambito morale, penso che ogni persona, indipendentemente dalle condizioni in cui si trova, di maggiore o minore capacità di influire sugli eventi, abbia comunque la possibilità di decidere se fare o non fare qualcosa.
Ora facciamo un salto nella storia. Rousseau riteneva che gli uomini nello stato di natura fossero liberi (stato di natura = condizione dell’uomo prima dalla nascita dello Stato e delle leggi). E che gli uomini poi, entrando nella società, perdessero la loro libertà. Al contrario alcuni utopisti scrivevano che gli uomini nascono in catene e che solo gradualmente riescono a liberarsi completamente. Forse è illusorio credere che l’uomo nello stato di natura sia completamente libero (se è maggiormente sottoposto all’istinto, allora non è affatto libero) ed è anche illusorio credere che prima o poi gli uomini possano raggiungere la libertà completa e massima. Ritengo invece importante la riflessione del filosofo del diritto (e senatore a vita) Norberto Bobbio (1909-1994) che in un libretto di 96 pp. dal titolo “Eguaglianza e Libertà” (Torino, Einaudi [1995], 2009) scrive: “Non c'è né una libertà perduta per sempre né una libertà per sempre conquistata: la storia è un intreccio drammatico di libertà e oppressione, di nuove libertà cui fanno riscontro nuove oppressioni, di vecchie oppressioni abbattute, di nuove libertà ritrovate, di nuove oppressioni imposte e di vecchie libertà perdute. Ogni epoca è contraddistinta dalle sue forme di oppressione e dalle sue lotte per la libertà.”
Nella società ogni tentativo di aumentare la libertà di un qualche gruppo consente un aumento della potenza di quel gruppo, ma se c’è un aumento della potenza nascono altre condizioni di ostacolo per la libertà di altri. La potenza implica la non libertà di altri: e allora la libertà si ottiene sempre in un rapporto con la nuova potenza che si è creata e che deve essere riconsiderata per consentire continuamente l’espansione di altre libertà. “La libertà di oggi - scrive Bobbio - è la potenza di domani. E la potenza di domani sarà una nuova fonte di illibertà per coloro che a questa potenza sono soggetti”. Per non essere legati ad una concezione metafisica della libertà, forse vale pena di considerare questa via: che considera libertà e illibertà in rapporto dialettico.
Un caro saluto,
Alberto
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