lunedì 7 giugno 2010
Le lettere ricevute...e i post a scuola
Cari ragazzi,
Settimana dopo settimana, articolo dopo articolo, siamo giunti fino a giugno…
...e giugno, almeno a scuola, è tempo di bilanci.
Innanzitutto sento un bisogno particolare: quello di ringraziare.
Grazie perché avete creduto in questa iniziativa e avete inviato delle lettere bellissime. Vi ringrazio perché avete deciso di discutere le tematiche che vi stanno a cuore e perché avete scelto di affidare alla riflessione scritta “dilemmi morali”, inquietudini personali, perplessità sulle credenze acquisite; perché avete sondato con delicatezza argomenti complessi, esplorato nel profondo abitudini, credenze e senso comune. Avete saputo ascoltare le dissonanze che risuonano nella mente quando aspetti della realtà non si accordano più con le credenze consuete, rituali o ereditate. Mi avete suggerito temi bellissimi, e fornito lo spunto per intraprendere alcuni sentieri nella cultura.
Ho ricevuto anche quest'anno moltissime lettere e alla maggior parte, a dire la verità, non ho ancora risposto. Queste lettere sono ancora lì. E attendono.
Spero, almeno per ora, di essere riuscito a tendere sufficientemente l'orecchio ai vostri richiami, a dare spazio alle vostre riflessioni e a suggerire qualche incontro con filosofi e scienziati che nella storia hanno dedicato il loro lavoro di ricerca a chiarire concetti e a suggerire nuove visioni della realtà, nuove prospettive interpretative.
Abbiamo fatto un lungo viaggio, ogni lunedì, dove si sono intrecciate tante voci: le vostre, quella degli autori citati, la mia.
E qualcosa, nell’inconscio, continua a risuonare.
Porto tutte le lettere nel cuore, anche quelle più personali, intime, sofferte.
Scrivere sulle tematiche filosofiche e sui problemi della vita quotidiana mi ha permesso di ritornare sulle questioni che tanto mi appassionano e che ogni volta mostrano aspetti diversi e meravigliosi.
Sembra che sia la stessa esperienza che si prova viaggiando. Lo scrittore italiano Claudio Magris, nel libro L’infinito viaggiare (2005) spiega bene questa condizione quando racconta di essere ritornato in un luogo già conosciuto:
Una stessa realtà era insieme misteriosa e familiare; quando ci sono tornato per la prima volta, è stato contemporaneamente un viaggio nel noto e nell'ignoto. Ogni viaggio implica, più o meno, una consimile esperienza: qualcuno o qualcosa che sembrava vicino e ben conosciuto si rivela straniero e indecifrabile, oppure un individuo, un paesaggio, una cultura che ritenevamo diversi e alieni si mostrano affini e parenti. Alle genti di una riva quelle della riva opposta sembrano spesso barbare, pericolose e piene di pregiudizi nei confronti di chi vive sull'altra sponda. Ma se ci si mette a girare su e giù per un ponte, mescolandosi alle persone che vi transitano e andando da una riva all'altra fino a non sapere più bene da quale parte o in quale paese si sia, si ritrova la benevolenza per se stessi e il piacere del mondo.
Così è stato anche per me affrontare i temi proposti: un viaggio nel noto e nell’ignoto. Guardare i problemi da prospettive differenti aiuta a comprendere meglio ciò di cui si sta parlando, rivela aspetti insoliti della realtà e delle questioni. Aiuta a ri-considerare certezze acquisite e a guardare con benevolenza noi stessi e chi la pensa diversamente. Ascoltare voci diverse, che talvolta possono suonare aliene, consente di individuare sentieri nuovi da pensare.
Un abbraccio a tutti,
Buone vacanze,
e a presto,
Alberto
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