Caro professore,
Oggi vorrei parlarle dell’anima gemella... Leggendo il
discorso di Aristofane nel “Simposio”ho capito cos’è veramente l’anima gemella,
imparando il mito da cui ha avuto origine... Io credo fortemente nell’amore...
ma ho paura che l’anima gemella sia solo un’invenzione, che tutto ciò in cui
crediamo sia solo a causa del timore di rimanere per sempre da soli... Secondo
lei, esiste l’anima gemella? O anche più di una?Roberta, 4B
Cara Roberta,
Sulla questione dell’anima
gemella, forse varrebbe la pena leggere una storia esilarante di Stefano Benni
in “Il bar sotto il mare” (Il destino sull’isola di San Lorenzo): «Così
è infatti la vita, e gli indiani dicono che in essa la forza più potente sia
una divinità dal nome lungo e minaccioso: Amikinont’amanonamikit’ama. È il Dio
degli amori non corrisposti, quello che si diverte a combinare in infiniti
incontri sbagliati tutte le possibili infelicità e le possibili disperazioni».
Dopo aver preso le misure da attese esagerate ed aver considerato le infinite
variabili che rimodellano la vita, possiamo tornare a parlare di “anima
gemella” con maggiore senso di realtà, consapevoli che non dobbiamo idealizzare
(eccessivamente) l’altra persona, caricarla di desideri assurdi e aspettative
improbabili. La vita è complessa, le relazioni faticose, i buoni propositi
devono essere alimentati quotidianamente da una forte motivazione, perché anche
le “anime” che sentono maggiore affinità possono riconoscere che un sentiero
comune si è interrotto e intraprendere un cammino diverso. Tuttavia, dopo aver
praticato questa sana analisi di noi stessi e delle nostre aspettative – che
potremmo chiamare pars destruens –, possiamo anche ipotizzare più
cautamente una pars construens. L’espressione «anima gemella» è pura
invenzione, un ideale mal posto o segnala una relazione possibile? Un filosofo
canadese che si occupa di pratica filosofica, Lou Marinoff (1951) in “Prendila
con filosofia” (Piemme 2013) ricorda che i Greci distinguevano quattro tipi
di amore: «eros, philia, storgé e agape». Egli ritiene che per sostenere
una relazione durevole siano necessarie tutte e quattro queste componenti. L’Eros
è la passione, il desiderio di unirsi all’altro; philia è l’amicizia, la
vicinanza; storgè è l’affetto amoroso che si sviluppa in famiglia tra
fratelli; l’agape è l’amore spirituale. Scrive Lou Marinoff: «Se ti
senti legato a una persona da tutte e quattro le affezioni, e per lei è lo
stesso, con tutta probabilità hai trovato l'anima gemella. Le anime gemelle
sono profondamente compatibili a tutti i livelli, corpo, mente, cuore e
spirito. I matrimoni più riusciti, che conosco e ho sperimentato in prima
persona, sono tra anime gemelle». Lo scrittore triestino Paolo Rumiz (1947)
nel libro “Il bene ostinato” (Feltrinelli 2011) riferisce la storia di
alcune persone che partecipano al progetto "Medici con l'Africa"
conosciute in luoghi lontani dall’Italia, dall’Angòla all’ Etiopia, dal Kenya
all’Uganda. Racconta di Annamaria, una dottoressa a cui viene proposto in breve
tempo di partire per la Tanzania per svolgere là il proprio lavoro. In questo
luogo così lontano, Annamaria cambierà la propria vita professionale e
personale: conoscerà un conterraneo veneto, anch’egli medico, si innamorerà di
lui e formerà una famiglia con quattro figli. Scrive Rumiz: «Che strano: due
conterranei così simili che si conoscono solo in Africa. É come se l'Italia
migliore aspettasse di essere in trasferta per uscire allo scoperto. Anime
gemelle che in un paese bloccato da mille paure e frastornato dalla macchina
del consumo non avevano avuto modo di incontrarsi, si trovano a diecimila
chilometri di distanza». Un legame profondo nasce dunque anche dalla
condivisione degli stessi valori. Il nostro tempo forse è sbilanciato su eros o
sul piacere immediato, ma occorre non dimenticare di accrescere anche le altre
componenti della relazione, per evitare che il motore che nutre la vita
relazionale si inceppi. Allora due anime sono gemelle non in quanto si
sovrappongono esattamente, ma perché alimentano insieme i vari costituenti
dell’amore. L’alternativa più comune è quella di cadere nelle grinfie di quella
antica, bizzarra e capricciosa divinità indiana che scombussola più volte la
vita: Amikinont’amanonamikit’ama.Un caro saluto,
Alberto
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