Caro professore,
Una volta ho sentito dire da una persona, a parer mio,
particolarmente saggia: «il più grande errore dell'uomo dopo
l'invenzione delle religioni è stato l’invenzione della democrazia».
Sorvolando ora sul fatto delle religioni, che non sono l’argomento della mia
domanda in specifico, vorrei appunto concentrarmi sull' "errore"
della democrazia. Di natura, personalmente, sono uno che si distacca abbastanza
da tutto ciò che è ideologia. Da cittadino elettore, posso affermare che non mi
riconosco in nessuno schieramento politico; ovunque si parla di corruzione, di
lentezza dell'iter parlamentare che fa affondare il Paese, di persone
assolutamente non qualificate che si trovano nelle Camere, a vivere senza
vergogna sulle spalle dei pochi, ormai, cittadini onesti rimasti. Ora, senza
andare troppo a fondo nel luogo comune, vado dritto al punto. La democrazia
odierna, la democrazia che governa gli stati, è troppe volte fallace e
manchevole. E lo è per sua stessa caratteristica e composizione. Spesso la
massa mette al potere le capre, e queste eclissano il pastore che si ritrova
impotente. Non mi si fraintenda: non è di certo la dittatura una cosa buona, ce
lo insegna una storia lunga migliaia di anni. La politica è debole, è argomento
da riviste di Cairo Editore ed è la fortuna di comici come Crozza.
Sinceramente, temo che le cose non miglioreranno col passare del tempo; il
grave problema è che la mia generazione, quelli che come me sono andati per la
prima volta a votare nelle ultime elezioni, sta stufandosi. Ma sta stufandosi
perché capisce come andare a fare il deputato sia diventato un gioco per
campare, perché ormai vediamo facoltà come Scienze politiche un motivo per
trovarsi un lavoro sicuro. Quando noi saremo adulti, come sceglieremo? Come
foglie al vento? La mia generazione non ha una formazione politica, nemmeno
basilare (e diciamolo, non piangiamo affinché ci sia data). Siamo diventati
pigri, persino nel pensare a cosa votare, tanto che sono i genitori a dirci chi
votare, e come farlo. È forse questo colpa della democrazia o della debole e
misera indole umana? Grazie per l'ascolto, e scusi se le ho fatto perdere del
tempo con questa mia.Paolo, VB
Caro Paolo,
Eraclito, il grande e aristocratico filosofo di Efeso discendente da
una famiglia regale, aveva sentimenti ostili verso la democrazia e optava per
un governo di pochi uomini, ossia dei migliori, perché: «una cosa sola
preferiscono i migliori a tutte le altre, la gloria eterna a ciò che è mortale.
I molti invece vogliono saziarsi, come le bestie». La democrazia non
è valida semplicemente perché è il “governo del popolo” o della “maggioranza”;
sappiamo infatti che una maggioranza può anche agire contro una minoranza e
comportarsi in modo dispotico. Il fatto che una maggioranza scelga un tiranno (come
è spesso avvenuto nel Novecento) non è pertanto garanzia di buona sovranità.
Anche Karl Popper in “La società aperta e i suoi nemici” segnala alcune
derive possibili di un tale governo quando ricorda che «La maggioranza di coloro
che hanno una statura inferiore a 6 piedi può decidere che sia la minoranza di coloro che hanno statura
superiore a 6 piedi a pagare tutte le tasse».
La democrazia non è tanto un “governo del popolo”, ma “per il popolo”, in cui
chi governa si deve preoccupare di tutelare le minoranze e fare in modo che
esse non subiscano sopraffazioni né ingiustizie. Una democrazia è tale se crea,
potenzia e poi tutela le istituzioni politiche che garantiscono le pratiche
democratiche e evitano la tirannide. Ovviamente, a livello nazionale e sovranazionale.
Karl Popper ricorda che la democrazia si adatta bene ad un mondo in continua
trasformazione, perché consente di “licenziare” i governanti senza spargimento
di sangue. Pur conoscendo tutti i limiti dell’agire democratico - che anche tu
rilevi e che aumentano il tuo attuale senso di sfiducia -, la democrazia è
vantaggiosa sotto molti aspetti: pensa alla tutela della libertà, alla
possibilità di esercitare la critica in un sistema democratico o in un
sistema autoritario: nel primo puoi criticare i governanti, nel secondo
assolutamente no. Inoltre, solo la democrazia fornisce ai cittadini i
mezzi per controllare chi governa. Sono infatti le istituzioni democratiche a
consentire la sorveglianza sui governanti e la trasparenza della politica. Ma soprattutto,
tali istituzioni, nonostante le difficoltà, potranno permettere di
regolamentare il potere economico in modo da evitare il potenziale sfruttamento
dell’uomo sull’uomo. È solo a livello politico – e dunque democratico – che si
può intervenire nell’economia. Mi sembra che anche Thomas Piketty, l’economista francese che ha
indagato le disuguaglianze economiche tra Ottocento e Novecento, ritenga che la
democrazia sia fondamentale per evitare lo strapotere dell'economia. Ne “Il
capitale nel XXI secolo” (Bompiani 2014) scrive infatti l’autore: «Ma, a
mio avviso, se si vuole riprendere davvero il controllo del capitalismo, non esiste altra scelta se non quella di scommettere fino in fondo sulla democrazia,
soprattutto su scala europea».
Scommettere fino in fondo sulla democrazia significa, secondo me, ritenere che
solo la ragione, pur lenta, imperfetta, ma equilibrata e in grado di
autocorreggersi, possa consentire di «ottenere
riforme senza ricorrere alla violenza e anche contro la volontà dei
governanti». "Pigrizia" e "indifferenza" dileguano più facilmente, quando comprendiamo a fondo qual è la posta in gioco da difendere.Un caro saluto,
Alberto