lunedì 5 dicembre 2011
Kant, il filosofo che non s'innamorò
La Stampa, 29/10/2011, p. 52.
Autore: Giorgio dell’Arti, Un libro in 800 parole.
Il filosofo che non s’innamorò
Anagrafe: Immanuel Kant, nato a Königsberg il 22 aprile 1724. Padre: Johann-Georg, sellaio. Madre: Anna Regina Reuter. Otto fratelli, di cui quattro morti bambini. Abitante a Königsberg, in via Prinzessinen. Professione: prima domestico, poi professore di filosofia. Altezza: un metro e cinquanta. Segni particolari: un petto alto e stretto, che lo predispone alla malinconia. Una vocetta flebile e a mala pena udibile. Spalla sinistra un po' troppo bassa. Ha approvato la Rivoluzione francese (1789). S'intende di qualsiasi cosa ed è interpellato su tutto. Nel 1774, dovendosi montare un parafulmine in cima alla chiesa, vennero a chiedergli istruzioni.
Cattedra: No alle offerte di una cattedra a Halle, Jena, Erlangen, Mittau. Sua ossessione: vivere il più a lungo possibile. Tra le numerose pratiche da mettere in atto a questo scopo: non viaggiare. Non andò infatti mai oltre Pillau, a 40 chilometri di distanza e campò in effetti ottant'anni.
Sveglia: Alle 4 e 55 del mattino il valletto Lampe, un ex militare che ha combattuto la Guerra dei Sette anni (1756-1763), entra nella sua stanza e lo sveglia gridando con un bel vocione: «È l'ora!».
Lampe: Non ammettendo donne al suo servizio, Kant congeda Lampe quando questi si sposa.
Donne: Kant «non si innamorò mai, restò scapolo tutta la vita, non ebbe né amanti né mogli». Impassibile davanti a un corpo di donna, come Newton e Robespierre.
Domanda: Jachmann, suo biografo autorizzato, gli mandò un questionario in cui era compresa la domanda: «Ci fu mai una cameriera che godette dei favori del filosofo?». Kant non rispose.
Matrimonio: Secondo Kant (Critica del giudizio) «sarebbe arduo dimostrare che le persone che hanno raggiunto un'età avanzata sono rimaste a lungo sposate».
Colazione: Ore cinque. Kant è già al tavolo della colazione. Due o tre tazze di tè, qualche tiro di pipa. Cinque soli minuti per passare dal letto alla tavola? Si, perché «il ritorno alla dimensione umana può essere una trappola. [...] Occorre sradicare il risveglio come un'erbaccia».
Dopo colazione: «La mattina evacuo così a stento e così poco che le feci trattenute, accumulandosi, sono la causa, a mio avviso, dell'annebbiamento che si impossessa della mia mente» (lettera al dottor Marcus Herz).
Mattinata: Di mattina Kant insegna. Vive di un piccolo stipendio che gli versa il re per la sua attività di vicebibliotecario. Poi, di quello che gli danno gli studenti. Tiene lezione nell'auditorium di casa, che può anche essere affittato.
Materie d'insegnamento: geografia, poesia, artiglieria, astronomia. La filosofia come passatempo.
Vino: A mezzogiorno e tre quarti beve un bicchiere di vino d'Ungheria.
Passeggiata: Pranzo all'una, senza parlare di filosofia. «Sonnolenza post prandiale e sonno profondo sono nemici del filosofo. Bisogna difendersi. Per combattere contro il torpore pomeridiano l'unico rimedio è la passeggiata». La famosa passeggiata. Sempre lo stesso percorso, da casa alla fortezza di Friedrichsburg, sempre alla medesima ora, tanto che vedendolo passare gli abitanti di Kónigsberg regolano gli orologi. Kant cammina lento, attento a non sudare, perché il sudore fa parte di quegli umori del corpo che è necessario risparmiare. Waslawski: «Se in una notte molto calda notava la minima traccia di sudore sul suo corpo ne parlava come di un incidente increscioso».
Saliva: Altro umore da trattenere: la saliva. «Sputare è un vero spreco». Respirare possibilmente a labbra chiuse per risparmiare saliva. La saliva inghiottita è purgativa. Per guarire dalla tosse non inspirare e non espirare dalla bocca, accumulare saliva, inghiottirla (Il conflitto delle facoltà, Brescia 1994).
Sperma: Idem per lo sperma. «La masturbazione è una pratica quasi suicida». «Il cervello è solo midollo. Cos'è il midollo se non una riserva di sperma? [ ... ] Saliva, sudore, sperma: non si butta via niente. Conservare lo sperma fa bene alle corde vocali».
Notte: Sono le 22. Kant si corica. Borowski: «Innanzi tutto si sedeva sul letto e vi scivolava dentro, poi tirava un lembo della coperta al di sopra della spalla, dietro la schiena, fino all'altra spalla, sotto di lui e fino alla pancia. Così, avvolto come in un baccello, attendeva il sonno». Nel buio, una corda gli fa da guida tra letto e bagno. Per addormentarsi ripete come un mantra il nome di Cicerone.
Sogni: Kant non parla mai dei suoi sogni. Il sonno corrisponde a un enorme vuoto di pensieri. Le finestre della stanza in cui dorme non vengono mai aperte.
[Notizie tratte da: Jean-Baptiste Botul, «La vita sessuale di Kant», Il Melangolo, euro 8,00]
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