Caro professore,
La avviso già che in questa lettera non riuscirò ad
affrontare tutta la tematica che avrei bisogno di sottoporre al suo giudizio. È
troppo complessa e grande, inoltre non sono per niente bravo a scrivere. Dopo
questa breve premessa, per cui spero mi perdonerà, vorrei parlarle della
maturità; non l’esame che dovrò affrontare fra un anno, ma quella che
dovrebbero acquistare i ragazzi con il passare del tempo. Essi preferiscono
lasciarla da parte, vivere spensierati e non prendere decisioni troppo
importanti. A loro parere tutto questo è troppo difficile, meglio comportarsi
da bambini, “seguendo” le indicazioni dei genitori e facendo azioni molto
stupide. Perché prendersi le proprie responsabilità e ragionare sui fatti e sulle
cose, quando è molto più semplice lasciar andare tutto e farsi guidare dagli
altri? Gli episodi che mi hanno dato la scossa sono tanti, sin troppi.
Diventano un peso sempre maggiore. Perché non si può diventare responsabili?
Trovo che il vero coraggio sia quello di prendersi le proprie responsabilità,
non continuare a essere piccoli.Marco (4E)
Caro Marco,
Nel 1784 Immanuel Kant pubblica un piccolo scritto dal
titolo: “Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo?” (Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung?).
È una meravigliosa sintesi sull’Illuminismo o, più semplicemente, sul
significato di quello che tu chiami “non continuare a essere piccoli”. Per Kant le cause per cui le persone rimangono
volentieri minorenni sono “la pigrizia e la viltà”. In fondo, scrive
l’autore, “è tanto comodo essere minorenni!”: investiamo gli altri della
capacità di pensare per noi, fino a non avere più il problema di pensare da
soli. Deleghiamo per non esporci a rischi o per non pregiudicare scelte future,
e così altri si ergono a nostri tutori con grande facilità. Kant invita invece
a diventare uomini liberi che ragionano da soli e si assumono responsabilità. “Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti
della tua propria intelligenza”
è il cuore della sua riflessione sull’Illuminismo. Il filosofo si chiede anche
se gli uomini vivano già in un’età illuminata, e risponde di no, ma che
fortunatamente è stato aperto il campo “per lavorare ad emanciparsi”,
per uscire da uno stato di “minorità” imputabile solo all’uomo stesso.
Circa novant’anni dopo, anche Nietzsche nella “Terza considerazione
inattuale”, intitolata “Schopenhauer come educatore” (1875), narra
che ad un viaggiatore, che aveva
visitato molti paesi, conosciuto molti popoli e esplorato vari continenti,
venne chiesto quale qualità degli uomini avesse ritrovato ovunque. Pare che
egli abbia risposto: “hanno una tendenza alla pigrizia”. Nietzsche
ritiene che avrebbe anche potuto rispondere, in modo più giusto e più valido: “sono
tutti dei paurosi” che “si nascondono dietro costumi e opinioni”.
Come vedi l’incapacità di assumersi responsabilità non è solo una questione
contemporanea o generazionale, ma è una consuetudine che è stata presa di mira
molte volte nella storia. Anche gli uomini che dovrebbero essere “maturi”
per “natura” (naturaliter maiorennes, direbbe Kant) pensano e
agiscono come “gregge”. Nel linguaggio kantiano la maturità individuale
è il passaggio dall’eterodirezione (essere guidati da altri) all’autonomia. In
fondo, essere responsabili (responsabilità deriva de respondeo, ossia
rispondere) significa essere in grado di motivare in modo razionale le proprie
azioni di fronte alla collettività. Dare conto agli altri senza sotterfugi e
senza ignorare le conseguenze delle proprie condotte. Il sociologo statunitense
Barrington Moore jr. diceva che se è difficile resistere alla pressione del “gregge”,
che in qualche modo diventa l’autorità alla quale ci si sottomette, le persone
riescono più facilmente ad assumersi responsabilità individuali quando riscontrano la vicinanza e il sostegno di altri soggetti
che percepiscono come pari. Le coscienze sgravate di responsabilità scoprono
negli esempi positivi – soprattutto tra coetanei – forti motivazioni per
trovare (o ri-trovare) il coraggio di diventare “mature”. Un caro saluto,
Alberto
Nessun commento:
Posta un commento