Caro professore,
[...] Ho letto un libro che per
me è stato davvero speciale: “Ami. Un bambino dalle stelle”. Parla di un
extraterrestre che viene sulla Terra a predicare amore. Secondo il libro, le
società evolute dell’universo vivono secondo la “legge universale” dell’Amore
verso tutto e tutti. Questo extraterrestre sulla Terra conosce un bambino che
porta in giro per l’universo, facendogli conoscere la vita nei “pianeti
evoluti”. Queste nuove cose mi hanno fatto riflettere parecchio, mi hanno fatto
cambiare, notare le cose che non vanno bene in questo mondo e che prima non
vedevo perché ero troppo piccola. [...] Adesso rifletto e cerco di notare le
persone che non hanno amore verso gli altri e magari riesco anche a farglielo
notare. Adesso vorrei davvero che la nostra Terra cambiasse, vorrei che ognuno
la smettesse di pensare solo a se stesso. Mi piacerebbe poter parlare di queste
cose con qualcuno, magari con dei ragazzi della mia età, ma ogni volta che ci
provo vengo subito presa in giro. Non voglio che gli altri mi credano una
credulona ciarlatana e non voglio che mi lascino da sola. Io sono terrorizzata
di rimanere da sola. Vorrei avere più amici, più persone con cui confidarmi, ma
non so come fare. Come posso non rimanere sola e avere più persone intorno a me
che mi ascoltino davvero, senza considerarmi pazza?Luisa, (classe I)
Cara Luisa,
Per mostrare agli uomini la
vastità della Terra e la complessità del cosmo, per mitigare i dogmatismi nei
valori della giustizia o della religione, narratori e filosofi hanno spesso
fornito resoconti di viaggi in altri continenti o immaginato altri esseri
viventi che visitano la Terra. A partire dal Rinascimento, con le grandi
esplorazioni per mare che hanno condotto a nuove scoperte geografiche, rivelato
l’esistenza di un nuovo continente e dopo aver faticosamente accettato l’idea
della sfericità della Terra, l’Occidente ha conosciuto altre culture, altri
valori, altri esseri umani. A volte ha vagheggiato nuove specie di uomini, come
nel libro “Conversazioni sulla pluralità dei mondi [1686]”, in cui lo
scrittore Bernard de Bovier de Fontenelle immagina di spiegare ad una marchesa
la pluralità dei mondi. Poiché il pianeta Venere è più vicino al Sole della
Terra, e poiché si considera che il clima caldo sia favorevole agli amori e la
vicinanza al Sole determini individui dalla pelle molto scura, la marchesa
afferma: «io veggo ora [...] come sien fatti gli abitanti di Venere. Si
rassomigliano a’ Mori di Granata; un piccol popol nero, bruciato dal Sole, ingegnoso,
vivace, sempre amoroso». Ma gli incontri con popolazioni diverse sono
serviti più spesso per far comprendere gli effetti negativi dell’unilateralità
dei valori. Ne “I viaggi di Gulliver” [1735], Jonathan Swift sferra una
brillante critica alla società: i vari viaggi mettono in luce assurdità e
contraddizioni nei sistemi giudiziari, nei meccanismi del potere, nelle verità
assolute. Molto simile all’idea di fondo del libro che hai letto è invece “Micromega”
[1752], di Voltaire. Micromegas, un gigantesco extraterrestre proveniente da
Sirio, giunge sulla Terra in compagnia di un abitante di Saturno. Entrambi
osservano gli uomini come “atomi intelligenti” e non capiscono come sia
possibile che minuscole entità possano provocare così tanto male. Un filosofo,
abitante della Terra, si rivolge ai giganti e dice loro: «Abbiamo più
materia di quanta non ci occorra per fare molto male, se dalla materia viene il
male, e troppo intelletto, se il male viene dall’intelletto». A volte una
prospettiva diversa – anche fantastica – con cui indagare la realtà consente di
comprendere meglio la visione del mondo che abitiamo e di cui non sempre siamo
consapevoli. Non temere di dialogare con i tuoi amici né di impegnarti per un
ideale che ritieni importante; in certi momenti ci si può sentire un po’ soli,
è vero; ma ci sono gruppi e associazioni di ogni tipo ove si possono incontrare
persone con affinità culturali e condividere progetti e ideali. La «follia»
contemporanea non consiste nell’immaginare caparbiamente la possibilità del
cambiamento, ma nell’indifferenza ad ogni forma di impegno collettivo.Un caro saluto,
Alberto
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