Caro professore,
aveva chiesto a me (Stefania)
e ad Alessia una riflessione fatta insieme sui nostri fogli scritti, su cosa
significava la nostra amicizia. Eccola. “È come un grande amore, solo
mascherato un po’”. Questa è la frase con cui Alessia ha postato la nostra foto
insieme su un social network. Poche parole, sufficienti per descrivere ore e
ore di momenti trascorsi insieme. La nostra vita la immaginiamo su quattro
pali, a due a due paralleli. Ogni coppia è collegata tramite una fune. Su una
fune ci sta Frubi (Alessia), sull’altra ci sta Picci (Stefania). Siamo sospese,
vediamo il cielo a pochi passi da noi. Ci teniamo per mano, il nostro viaggio
si fa in due. La consapevolezza di poter scivolare da un momento all’altro, la
voglia di raggiungere una meta, qualunque essa sia, INSIEME. È tutta una
questione di fiducia: riponi i tuoi pensieri, i tuoi dubbi, le tue paure, i
tuoi sogni, le tue gioie all’interno della medesima persona. Se questa persona
ti abbandona cadi, un volo da un’alta quota. Il male è inevitabile, il male lo
si sente già durante le piccole discussioni che portano in bilico il “viaggio”,
in cui la stretta di mano non è più salda. E allora basta uno sguardo, basta
ritrovare l’intesa, e si continua. Si continua a camminare, ad affrontare
giorno per giorno i nostri piccoli grandi problemi. Un’altra frase descrive
quella che è la nostra amicizia: “In qualunque posto sarò, in qualunque posto
sarai, tra le cose che vivi io per sempre vivrò”. È un pezzo del ritornello di
una canzone della Pausini. Ore e ore al telefono insieme, discoteca insieme,
cinema insieme, gite insieme, pizza feste insieme, da “Grom” insieme, a scuola
insieme, compleanni insieme, compiti delle vacanze insieme. Un esempio?
Stefania ad un compleanno e Alessia ad un’altra festa. Uno dei pochi sabati
sera non insieme e… 45 minuti al telefono a raccontare l’una all’altra che sta
succedendo! Questa è amicizia, sì! E ne siamo convinte, indipendentemente da
giudizi altrui. I fogli che scriviamo sono una delle tante prove.Alessia e Stefania, IVB
Care Alessia e Stefania,
L’idea di tenere un diario è già
di per sé un’idea bellissima. Ma oggi, nell’epoca di Twitter, dove talvolta i
messaggi durano “un cinguettìo” e non si ha tempo di meditare su ciò che
accade, perché tutto si disperde rapidamente nel chiacchiericcio, è bello
apprendere che qualcuno trova il tempo per concedersi alla scrittura, per
recuperare magari tra qualche anno, riflessioni, memorie e indizi della propria
vita adolescenziale. Nel vostro caso si tratta di un meraviglioso diario
parallelo a quattro mani che si arricchisce giorno dopo giorno di pagine
lunghissime scritte in modo molto fitto. Non avevo mai considerato un
diario-tandem, ma a scuola mi avete mostrato un’enciclopedia-papiro che vi tiene
incollate in una riflessione congiunta su ciò che accade. Nel linguaggio comune
si dice: «chi confida un segreto “si confida”». Significa che non solo
trasmette un’informazione riservata, ma “confida se stesso”, ossia consegna la
propria intimità all’altro e nell’intimità la propria identità. La vostra
confidenza è come il movimento dell’onda: il dialogo ininterrotto consente una
doppia valutazione degli eventi e una condivisione razionale ed emotiva dei
vissuti. Grazie all’amicizia vi siete avvicinate e in questo palpito parallelo
avete creato un’interdipendenza costituiva che attraverso il filo sottile, ma
profondo, della scrittura oggi vi lega ancora di più. L’estrema vicinanza della
voce dell’amica (l’alterità) è stata metabolizzata nel “dialogo interno”,
quello che ogni persona intrattiene con se stessa. La vostra identità è dunque
strutturalmente e non solo occasionalmente dialogica. Accogliete la vita
insieme, come due parti di un unico respiro e attraverso la comunicazione
assidua costruite il vostro sguardo sul mondo. A volte chi scrive un diario lo
fa per lamentarsi o per sfogarsi. Voi lo fate per partecipare della vita
emotiva e per capire. E mi insegnate allora che comprendere (cum-prendere) non
vuol dire solo “tenere insieme”, ma anche “afferrare insieme”. Credo che sia
bellissimo sostare là dove nascono le idee, si avvertono i sentimenti, si
assapora un’interpretazione nel suo originarsi. Perché il pensiero è sempre
dialogico. È dal due che si costruisce l’uno: dal dialogo si generano pensieri,
si compone l’identità, si accoglie la differenza come parte di sé. Siete
fortunate di poter partecipare di questo «amore un po’ mascherato».Un caro saluto,
Alberto
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