In un famoso frammento dell’opera “Sulla natura”, Eraclito afferma che «la trama nascosta è più forte di quella manifesta». Al di là di ciò che si rende visibile all’occhio umano c’è infatti una struttura profonda del reale che non si coglie immediatamente. Ammiriamo l’armonia del corpo, ma ne ignoriamo la complessità; scorgiamo le stelle nel cielo, ma siamo all’oscuro dei loro moti complessi; esaminiamo i fenomeni della fisica, ma ad un primo sguardo non comprendiamo le leggi che li governano. Forse è per questo che, pur essendo convinto della trama razionale del mondo, Eraclito diceva che «la natura ama occultarsi». Possiamo chiederci: c’è una sola trama nascosta o le trame sono molte? Potremmo dire che ci sono molti fili che si intrecciano a gradi diversi nella complessità del mondo. Prendiamo in considerazione alcuni livelli: c’è la trama nascosta della natura (livello ontologico), quella del pensiero e del linguaggio (livello logico), quella del corpo (livello biologico-genetico), quella dell’interiorità dell’uomo (livello psicologico), quella che motiva il comportamento individuale (livello etico), quella che orienta l’agire collettivo (livello politico). In che senso la trama nascosta è più forte di quella manifesta? Ammiriamo l’ordine naturale, il ciclo dei giorni, dei mesi e degli anni. Siamo affascinati dall’alternarsi regolare delle stagioni e dalla sequenza incessante della riproduzione degli esseri viventi. C’è una legge che regola il divenire e i vari cicli che per gli antichi si succedono eternamente. Il mondo non è dominato dal caos né da un assurdo e oscuro destino, ma è governato da una legge razionale. Eraclito chiamava questa ragione il “Lògos”. La Ragione stessa è dunque l’origine di tutti i cambiamenti che noi contempliamo. È la trama delle trame: la matrice costitutiva di tutta la realtà in ogni sua manifestazione: reale, logica, biologica, psicologica, etica e politica; la fonte da cui si avviano tutti i rivoli – ossia le dimensioni – di ciò che esiste. Grazie alla consistenza della struttura nascosta, nel VI sec. a.C. Talete è riuscito a prevedere un’eclissi di Sole e Pitagora ha compreso che i suoni hanno un preciso rapporto con la lunghezza della corda che vibrando li produce. C’è una struttura matematica del cosmo e Pitagora ha detto che tutto può essere tradotto in numero. Molti secoli dopo Galileo Galilei ha formulato questa idea in una bellissima espressione contenuta ne “Il Saggiatore” (1623): «La filosofia [della natura] è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto dinanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscere i caratteri ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto». Consideriamo ora un altro aspetto della realtà. Prendiamo dei semi: di lattuga, ravanello, pomodoro, peperone, zucca, sesamo, grano; ma anche di ciliegia, pesca, noce, avocado, papaya, mela e anguria. Mettiamoli sul tavolo. Alcuni sono davvero piccoli, altri sembrano minuscoli sassi. Li possiamo conservare in un contenitore di vetro, come una sorta di ghiaia colorata dalle varie dimensioni. Ma se creiamo le condizioni di umidità e nutrimento necessari, ogni seme si sviluppa. Aristotele direbbe che si espande dentro la propria “forma”, ossia dentro la propria “specie”. Ogni seme potrà produrre o meno la pianta di cui all’interno porta le informazioni. Allora dobbiamo considerare ogni seme come un software che contiene il programma di sviluppo della pianta, le regole del suo divenire e le ragioni della sua configurazione. Ogni pianta potrà crescere, portare frutto e riprodursi, oppure potrà morire in ogni momento del processo. Però, per quanto minuscolo, ogni granello contiene le informazioni per l’accrescimento della verdura o dell’albero. C’è dunque una ragione che regge il cosmo e c’è una ragione intrinseca ad ogni specie vivente che accompagna la sua crescita. Oltre alla razionalità costitutiva anche della più piccola realtà, c’è una struttura razionale del pensiero: è la logica che pervade tutti gli esseri umani. Da Aristotele agli stoici, da Kant a Hegel, da Gottlob Frege fino a Kurt Gödel, gli uomini si sforzano di esplicitare l’articolazione mentale che consente loro di conoscere: indagano pertanto il funzionamento di quella “applicazione naturale” che permette di pensare e spiegare il mondo. Oltre alla logica, occorre tenere in considerazione il linguaggio. Sappiamo infatti che le parole si combinano in strutture complesse. Andrea Moro, in “Breve storia del verbo essere”, ricorda che le lingue naturali sono strutture biologicamente determinate e invarianti. Queste conclusioni confermano un’intuizione del filosofo inglese Ruggero Bacone del XIII sec., il quale aveva detto che «Grammatica una et eadem est secundum substantiam in omnibus linguis, licet accidentaliter varietur» («la grammatica nella sua sostanza è una e una sola in tutte le lingue, anche se ci possono essere differenze accidentali»). Questa idea di una «grammatica universale» è alla base dei lavori di molti autori contemporanei e ricorda che la possibilità di trasferire un contenuto da una lingua ad un’altra significa che anche nel linguaggio c’è una “trama nascosta” che permette agli uomini di comprendersi.
Un caro saluto,
Alberto
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