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Cor-rispondenze

lunedì 13 ottobre 2014

La crescita


 pil-economie-mondiali-2013

Caro professore,
[...] Tutti ne parlano, dai tecnocrati ai politici di qualsiasi schieramento, dai giornali alle televisioni: la crescita, lo sviluppo economico, l’aumento della produttività sono le uniche vie per superare il periodo di austerità che inevitabilmente siamo costretti ad attraversare. Non c’è altra via d’uscita. È già stato tutto deciso. Dobbiamo farcela, dobbiamo crescere.….per forza! Ma se non fosse cosi? Non mi ritengo certo un esperto, ma credo sia inevitabile per tutti domandarsi dove ci condurrà questa crescita così lodata e perseguita fino alla paranoia. E se non servisse a nulla? Lei è convinto, come la maggioranza degli uomini, che siano sufficienti un più rigido controllo sul bilancio statale e qualche intervento per sostenere lo sviluppo per cambiare le sorti dei Paesi in difficoltà oppure comincia ad avere qualche perplessità sulle soluzioni che ci vengono proposte dai potenti della terra? Non le appare ridicolo e degradante che l’unico orizzonte che attende la mia e la sua generazione si fondi sul consumismo di massa, sul profitto per amore del profitto e sulla competizione ad oltranza di tutti contro tutti?[...]
Con affetto,
Alberto Cappello, IV

Caro Alberto,
Riporto una piccola parte di una tua lunghissima e articolata riflessione. Intanto, complimenti per l’analisi, impegnativa e responsabile. Individui una questione cruciale e sollevi giustamente il problema se vi sia davvero una corrispondenza necessaria tra Pil e qualità della vita. Credo che molte persone si siano chieste – dopo aver sentito da tutte le parti sottolineare l’ostentazione della crescita – se l’imperativo del progresso incessante e imprescindibile sia diventato più una condanna che un auspicio. La filosofa contemporanea Martha Nussbaum (insegna “Law and Ethics” all’Università di Chicago) ha intitolato un libro “Creare capacità. Liberarsi dalla dittatura del Pil” (Il Mulino, 2012). Questo testo mi sembra che incoraggi le tue osservazioni. Nussbaum sostiene che, per liberarsi dalla “dittatura del Pil”, occorra creare capacità e non solo ricchezze. Sia Nussbaum sia il premio nobel per l’economia Amartya Sen sostengono che la semplice valutazione del Pil non rende infatti conto delle enormi disuguaglianze all’interno di uno Stato né del livello di vita degli abitanti. La tesi sostenuta dalla filosofa fa riferimento ad un nuovo modello noto come «approccio dello sviluppo umano» o come «approccio della capacità». In sostanza ci si chiede «cosa sono effettivamente in grado di essere e di fare le persone? Quali sono le reali opportunità a loro disposizione?». Da alcuni anni sono stati introdotti altri indicatori per la valutazione della crescita di un Paese. Uno di questi è l’ISU (l’indice di sviluppo umano). L'Indice di sviluppo umano (HDI-Human Development Index) è un indicatore di sviluppo macroeconomico realizzato dall'economista pakistano Mahbub ul Haq nel 1990. Questo autore ha scritto che «La vera ricchezza di una nazione è il suo popolo. E l'obiettivo dello sviluppo è creare un ambiente che consenta alla gente di godere di una vita lunga, sana e creativa. Questa verità molto semplice, ma potente, viene spesso dimenticata nell'inseguimento della ricchezza materiale e finanziaria» (cit. in Nussbaum, p. 11). È vero, l’aumento del Pil non aumenta automaticamente la qualità della vita, perché spesso i vantaggi della ricchezza non raggiungono le famiglie povere. Una buona politica dello Stato potrebbe offrire: assistenza sanitaria, cure mediche, credito e istruzione. Davvero tutte le persone possono accedere ai beni di una nazione? Spesso, come mostra Nussbaum, le ricchezze finiscono nelle tasche di alcuni gruppi privilegiati. Quindi è vero quello che scrive l’autrice che «La crescita è buona se le politiche dei governi sono in grado di adottare azioni pubbliche in grado di incidere sulla vita dei cittadini». Il Pil infatti «guarda la media e trascura la distribuzione» e, come potrai vedere, ben dimostrato nel testo, la crescita economica non migliora automaticamente la qualità della vita in settori cruciali quali sanità, istruzione o libertà politica. Riporto due osservazioni chiarificatrici della filosofa: «L'India ha reso molto peggio della Cina in termini di aumento del Pil, eppure è una democrazia estremamente stabile, con libertà di base assolutamente garantite; la Cina no. Inoltre, i dati raccolti nei rapporti sullo sviluppo umano rivelano che la classifica nazionale basata sull'Indice dello sviluppo umano (Isu), calcolata su fattori come istruzione e longevità, non è la stessa di quella ottenuta sulla base esclusiva del Pil medio: gli Stati Uniti slittano dal primo posto come Pil al dodicesimo come Isu, ed è ancora peggio su altre specifiche capacità» (Nussbaum, p. 52). Quando si riferisce ad altre specifiche capacità, Nussbaum fa riferimento, ad esempio, all’ISG (Indice di sviluppo di genere). Questo indicatore segnala se anche le donne abbiano la stessa possibilità degli uomini di accedere all’istruzione, alla sanità e alla partecipazione politica. Se leggerai il testo, scoprirai le dieci capacità fondamentali che uno Stato dovrebbe prendere in considerazione nella valutazione della crescita (vedi pp. 39-40).
Un caro saluto,
Alberto

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