Caro professore,
Ultimamente, anzi da
molto tempo, cerco di avere un’idea complessiva di me attraverso il tempo e le
situazioni. Vorrei dare un senso alla mia vita, non tanto in relazione al
perché della mia esistenza, ma riguardo il mio essere attiva. Concretizzando i
miei progetti posso determinare la mia esistenza, attraverso fatti concreti e
non solo vaghi desideri. La scuola, la famiglia... sono solo alcuni tasselli
che mi danno la possibilità di realizzarmi, ma dove? Come faccio anche avendo
la possibilità, a essere cosciente di quello che sono sto diventando? Purtroppo
non posso pensare che a una cosa per volta e mi manca la capacità di avere uno
sguardo complessivo sul mio universo. Pensando al mio futuro immagino
l'università, ma quest'ultima non sarà l'unica realtà nella quale muovermi.
Insomma vorrei che la mia vita avesse un denominatore comune, ma quale? Per
sopperire a questo problema allora mi fisso piccoli obbiettivi e stabilisco dei
progetti da sviluppare in ogni singolo ambito della mia vita. Molte volte non
sono capita e forse anche definita un'illusa, inconsapevole del fatto che ciò
per cui lavoro non è che un inutile tentativo di modificare la mia identità di
“muffa intelligente”. Desidero imporre la mia esistenza e identità ben
consapevole che sia una tematica giovanile, e non per questo passeggera e
inconcludente. Forse cado vittima della mia necessità di avere sempre un
obiettivo al quale tendere (non riesco nemmeno a passeggiare non decidendo se
girare poi a destra o sinistra) ma per mancanza di tempo (solo qualche decennio
di vita) non vorrei correr rischio di perdermi per strada oppressa da
aspettative altrui e controproducenti disillusioni accorgendomene troppo tardi.
Francesca, 3alfa
Cara Francesca,
Avere un’idea di sé attraverso il tempo e le situazioni è come
chiedersi: chi sono io? o che cos’è questo io che cambia e ci accompagna tutta
la vita? Ma l’io è definibile come una
cosa, un ente, un oggetto? Cartesio pensava di sì, pensava che l’io fosse ciò
di cui noi non possiamo dubitare, riteneva che fosse la cosa più certa. Con il
suo “Cogito ergo sum” (penso, dunque
sono) la sua indagine sulla natura della mente era giunta ad un punto fermo: l’io
è il soggetto che ci permette di riconoscere la nostra esistenza e di procedere
poi sulla strada della conoscenza di noi stessi e del mondo esterno. Già, ma
che cos’è questo io? Freud diceva che l’io, incalzato da istinti, realtà
esterna e divieti, «non è padrone in casa
propria», Sartre affermava che l’io «non
è un abitante della coscienza», Milan Kundera nella sua Arte del romanzo scriveva: «Quanto più potente è il microscopio che
osserva l’io, tanto più l’io e la sua unicità ci sfuggono. Ma se l’io e il suo
carattere unico non possono essere colti nella vita interiore, dove e come li
si può cogliere?». Ma allora come facciamo ad avere una prospettiva chiara
del paesaggio della nostra vita se non sappiamo nulla di chi lo sta disegnando?
Sartre ne L’essere e il nulla afferma
che «La libertà umana precede l'essenza
dell'uomo e la rende possibile, l'essenza dell'essere umano è in sospeso nella
sua libertà. È dunque impossibile distinguere ciò che chiamiamo libertà
dall'essere della "realtà umana"». Dire che la libertà umana
precede l'essenza dell'uomo e la rende possibile significa sostenere che mentre
l’essenza della libreria che ho qui davanti a me continuerà ad essere la stessa
anche tra un’ora e in futuro, la nostra essenza (ciò che siamo) invece viene
costituita gradualmente da noi stessi grazie alle azioni quotidiane. Sono le
tue scelte che chiariranno chi sei – chi è Francesca. Potremmo dire che ogni
giorno aggiungi un tassello alla tua essenza, una nota alla partitura musicale
della tua vita. Questa partitura viene compilata insieme a te, non prima. Per
questo gli uomini avvertono l’angoscia, che è più della paura di sbagliare o di
fallire, perché sentono il peso della decisione di fronte alle alternative.
Come fai ad essere cosciente di quello che [stai] diventando? Solo a poco a
poco si rivelerà la tua natura. Potrai rimanere costante nelle decisioni che
ritieni rilevanti o potrai scostare dalle indicazioni che ti sei data. Potrai
rimanere fedele a certi valori e riconfermare le tue valutazioni, ma potrai
anche decidere di orientarti in modo diverso. Ogni passo che farai ti aprirà
una prospettiva nuova dinanzi. La prospettiva attuale è data dallo sguardo
odierno; a seconda se ti sposterai in una direzione o in un’altra, con te
cambierà anche l’orizzonte del paesaggio. Ma questo non significa che non ci
sia un denominatore comune. Il «denominatore comune» delle tue attività
è il modo in cui stabilisci
relazioni, il modo in cui ascolti gli
altri e ti prendi cura di loro.
Quello che metti di tuo in tutto ciò che fai. Dalle attività scolastiche a
quelle extrascolastiche, fai bene ad impegnarti e a stabilire «piccoli obbiettivi» e «progetti da sviluppare in ogni singolo
ambito della [tua] vita». Ed è
giusto che cerchi di «imporre la [tua] esistenza e identità», perché il tuo
apporto in ogni campo è già fin da ora personalissimo e unico. La tua identità
si manifesterà allora nel calore personale con cui seguirai le tue occupazioni;
mentre nelle relazioni con le persone che incontrerai si riveleranno i valori
che hai ritenuto importante ri-confermare nelle varie opzioni che la vita ti ha
presentato.
Un caro saluto,
Alberto
Nessun commento:
Posta un commento