L’uomo è dunque invitato a dominare la natura e l’idea di «accelerare e anticipare la scoperta al più
presto, subito e simultaneamente» ha accompagnato non solo Bacone, ma si è
imposta anche nelle epoche successive. Al tempo del filosofo londinese la
capacità tecnica di manipolare il mondo in modo profondo e irreversibile era
ancora al suo debutto, mentre oggi tale facoltà è in una fase avanzata; sullo
sfondo non si intravvede un mondo inteso come «paradiso della tecnica», ma una
grande preoccupazione per le conseguenze di processi difficili da controllare. L’immagine
di dominio dell’uomo sulla natura, simboleggiata dal dono del fuoco di Prometeo
all’uomo, metafora di una tecnica in grado di consentirgli di signoreggiare sull’ambiente,
si alimenta con Bacone ed emerge significativamente nel “Faust” di Goethe, in un dialogo in cui si gettano le basi per la
creazione di un essere umano in laboratorio. Il dialogo tra Wagner e
Mefistofele è bellissimo: «Wagner: Ma
parlate sottovoce e trattenete il respiro; …una cosa grande sta per venire a
termine. Mefistofele: Che
accade mai? Wagner: Si sta fabbricando un uomo. Mefistofele:
Un uomo? e che ci avete dunque nascosto nella cappa del camino: una coppia di
amanti? Wagner: Dio ne scampi! la vecchia moda di generare noi la dichiariamo
roba ridicola. … Le bestie continuano a trovarci gusto, … ma l'uomo, … così
generosamente dotato, … deve avere in avvenire una più pura e più nobile
origine. Wagner: Ciò che si voleva proclamare in natura un mistero, noi osiamo
sperimentarlo razionalmente … Ogni
vasto disegno in principio è giudicato follia… … ma in avvenire noi rideremo del caso, e un cervello destinato a
pensare, in avvenire fabbricherà un pensatore … Di più che possiamo noi volere, che può volere la gente? … Ormai il segreto è scoperto». L’idea
di dominare la natura con la tecnica ha portato all’immaginazione – anche se all’inizio
dell’Ottocento era solo letteraria ma già fortemente inquietante – dell’ “homunculus”,
un omuncolo, un piccolo uomo prodotto in un laboratorio. Uno dei filosofi che
si è più impegnato nell’analisi delle conseguenze di questa accelerazione
illimitata del progresso è stato un filosofo tedesco del Novecento: Hans Jonas.
Nell’opera principale, “Il principio
responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica”, egli riflette sui
pericoli che stiamo vivendo e mostra le nuove emergenze del nostro tempo:
l’ambiente, le generazioni future, le specie non umane. Parla di un futuro poco
rassicurante e indaga la «minaccia di
sventura» dell’ideale baconiano. Egli ritiene che il successo smisurato
della tecnica sia in grado di mettere a rischio sia la natura sia la
sopravvivenza di quasi tutte le specie, perché le promesse del dominio: «si sono capovolte in minaccia, la sua
prospettiva di salvezza in apocalisse”. Se in passato gli uomini non erano
in grado di modificare profondamente la natura, oggi, dice il filosofo: «l’uomo è diventato per la natura più
pericoloso di quanto un tempo la natura lo fosse per lui». Si è dunque passati
dall’impotenza ad una supremazia quasi totale: l’influenza umana è cresciuta
gradualmente e in modo esponenziale tanto da sembrare inesauribile (potere di I
grado). Pare però che oggi il potere sfugga sempre più al controllo dell’uomo
(potere di II grado): la tecnica cresce infatti indipendentemente dalla volontà
dei singoli. Scrive a questo proposito il filosofo Umberto Galimberti in “Psiche e techne”: «l'anima dell'uomo non riesce più ad immaginare e tanto meno a prevedere quello che le sue macchine possono fare, non
riesce più a sentire ciò a cui lo
porta il suo agire, non riesce ad aver coscienza della quantità di conoscenza oggettivata incorporata dalle sue
macchine». Per cui secondo Jonas è necessaria un’autolimitazione del
dominio e quindi «un potere sul potere»
che deve essere operato dalla società (potere di III grado). Scrive Jonas: «Ora però il programma baconiano, lasciato a
se stesso, ha rivelato al culmine del trionfo la sua insufficienza, anzi la sua
intima contraddizione, perdendo cioè l’autocontrollo, il che comporta
l’incapacità di proteggere non soltanto l’uomo da se stesso, ma anche la natura
dall’uomo». E questo è il senso del lavoro tentato della Conferenza delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si è appena conclusa a Glasgow, in
Scozia (Cop26), in merito alla riduzione
delle emissioni di gas serra. I temi che preoccupano si sono moltiplicati: eventi
meteorologici estremi, la perdita di biodiversità, il collasso dell’ecosistema,
i grandi disastri naturali, i disastri ambientali creati dall’uomo; ma anche le
manipolazioni che avvengono sulla specie umana e sulle altre specie. Se negli
anni Ottanta la principale apprensione era legata agli scenari apocalittici di
un’esplosione atomica, la paura contemporanea è principalmente legata
all’ambiente. Dall’entusiasmo baconiano alla realismo contemporaneo: è
necessario riprendere il controllo su un processo apparentemente inarrestabile.
Il «potere sul potere» è possibile
solo se si aumenta il sapere sulle conseguenze possibili delle nostre azioni:
intenzionali e non intenzionali, e dal sapere si passa all’intervento. Anche
qui «sapere è potere»: la conoscenza
delle conseguenze dei nostri gesti quotidiani può aiutarci a prendere
provvedimenti collettivi efficaci prima che sia troppo tardi.
lunedì 22 novembre 2021
sapere è potere 2/2
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