Caro
professore,
Mi chiamo Antonio e sono un ragazzo di diciassette
anni che fin da piccolo è stato educato alla professione e al credo cristiano
cattolico. Come d’abitudine, la domenica, mi ritrovo nella chiesa del Sacro
Cuore di Gesù (Cuneo) per ascoltare le letture, memorizzare la predica del
prete e infine partecipare all’eucaristia. Ultimamente, durante l’intera messa,
mi chiedo spesso: Secondo il mio credo chi è realmente Dio? Sappiamo molto più
precisamente chi era il figlio di Dio, ma Dio allora chi è? Una persona? Una
forza esterna, o Dio è semplicemente “amore”? Il mio dubbio è nato ascoltando
le letture dei Vangeli; Dio viene descritto come un padre buono, come l’amore
eterno e infine viene considerato la via, la verità, e la vita. Anche se la mia
religione impone di credere a tutti i misteri della fede, io avrei intenzione
di sapere in cosa credo, chi è che riceve le mie preghiere e com’è fatta la
persona, se di persona si tratta, in cui credo. È da qui che nasce la mia
domanda: che cos’è realmente Dio?
Antonio, IVE
Caro Antonio,
La tua riflessione ricorda un po’ quello che
scriveva Agostino nelle “Confessioni”: «Cos’è che amo, quando amo il
mio Dio?».Egli rispondeva: «Non la grazia di un corpo, non il fascino
del mondo, non la candida luce amica di questi occhi, non la carezza melodiosa
dei canti, non il profumo dei fiori o di balsami e aromi, non la manna e il
miele degli abbracci e dei desideri carnali» (cap. X, 6.8). Ascoltando le
riflessioni di sacerdoti e di teologi su Dio capita effettivamente di essere
disorientati per l’elevato numero di immagini utilizzate. Però non tutte sono
metafore per accennare a ciò che supera la possibilità di essere definito dal
linguaggio ordinario e dalla comprensione razionale; alcune locuzioni indicano
la peculiarità del modo di intendere Dio della religione cristiana. Per il
cristianesimo Dio non è riducibile ad un concetto, ma è amore. «Dio è amore;
chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4, 16). Queste
parole della “Prima Lettera di Giovanni” sono riprese anche dal papa
Benedetto XVI nell’enciclica “Deus caritas est”. La vicenda cristiana
non considera dunque Dio solo come “motore immobile” (Aristotele), “ciò
di cui non si può pensare nulla di maggiore” («id quo maius cogitari
nequit», Anselmo d’Aosta), “grande orologiaio” («deus calculans»,Leibniz),
“ente assolutamente infinito” (Spinoza), “eterno geometra”(«l'éternel
géomètre», Voltaire), ma considera il fatto che Dio si sia incarnato e si
sia rivelato all’uomo in Gesù, aspetto che Kierkegaard definiva come “scandalo”
e “paradosso” del cristianesimo. Quel Dio a cui Pascal si era
convertito: «Non il dio dei filosofi e dei dotti, ma il Dio di Gesù Cristo».
Per comprendere allora la specificità della tua fede è sufficiente che tu legga
le definizioni di Dio contenute nel “Catechismo della Chiesa cattolica”
(lo trovi anche direttamente sul sito del Vaticano (http://www.vatican.va/archive/ITA0014/_INDEX.HTM). Dio è
considerato «principio e fine di tutte le cose» che «con la sua
Provvidenza si prende cura del mondo e lo governa». L’uomo può parzialmente
conoscerlo «con il lume naturale della ragione umana» e in modo più
adeguato attraverso la «Rivelazione». Ma, per riprendere
il “Catechismo”, vale la pena ricordare che: «Dio trascende ogni creatura.
Occorre dunque purificare continuamente il nostro linguaggio da ciò che ha di
limitato, di immaginoso, di imperfetto per non confondere il Dio“ineffabile,
incomprensibile, invisibile, inafferrabile” […] con le nostre
rappresentazioni umane. Le parole umane restano sempre al di qua del Mistero di
Dio». Tuttavia – secondo la religione cristiana –, mediante l'Incarnazione
Dio «si è unito a tutti gli uomini» [Rm 10,6-13]. Così le parole “io
sono la via, la verità, e la vita” che Gesù pronuncia (Gv 14,6) esprimono
l’irruzione di Dio nel tempo e il suo amore per l’uomo. Hai ragione che tutto
questo possa spiazzare: ma è la specificità del cristianesimo, che parla del “mistero
della Trinità”, intendendo Dio come Padre,
Figlio e Spirito Santo. Difficilissimo da spiegare anche per i grandi padri
della Chiesa (anche se pagine bellissime sono state scritte da S. Agostino nel De
Trinitate e da S. Tommaso nellaSumma Theologica); tuttavia, per
non perderti, puoi riferirti a ciò che ricorda Benedetto XVI, citando Agostino:
«Se vedi la carità, vedi la Trinità», De Trinitate, VIII, 8, 12).
Un caro saluto,
Alberto