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Cor-rispondenze

lunedì 7 marzo 2011

La seduzione


Caro professore,
Ho dato uno sguardo al libro che mi ha prestato, "Il libro delle seduzioni" di Malek Chebel, e mi sono chiesta come mai in questo testo si parli della seduzione e dell'erotismo nei paesi arabi.
La seduzione nell'immaginario comune è intesa come una serie di "tecniche", giochi di sguardi, profumi, in cui l'occhio gioca il ruolo più importante poiché la vista è il primo senso che entra a contatto con la persona di sesso opposto: perchè Malek Chebel si concentra sulla donna araba? Nel mondo islamico la donna è costretta a coprirsi e ad essere totalmente sottoposta alla volontà maschile. Sono forse queste censure ad aumentare il desiderio sessuale? Mi viene da pensare a questo punto che la seduzione vera e propria dipenda da una serie di circostanze che portano l'uomo ad accelerare l'istinto sessuale. Probabilmente la civiltà occidentale talvolta esula da quella che è la seduzione descritta nel libro, poiché è un mondo in cui la donna è totalmente emancipata quindi il rapporto sessuale non è più un tabù per nessuno, oltre al fatto che in occidente si possono trovare uomini succubi delle proprie compagne. La seduzione secondo me non assume il suo significato vero e proprio.
E' vero quindi che più si proibisce più il desiderio aumenta? Cosa ne pensa lei?
Grazie
Morgana


Cara Morgana,
Malek Chebel (1953) è un antropologo e uno psicoanalista algerino, ed è per questo che si occupa particolarmente della seduzione nel mondo magrebino. Ma le sue riflessioni sono molto acute e, oltre a mostrarci quante forme assuma la seduzione in un mondo diverso da quello occidentale (del suk, del caffè, dell'hammám - il bagno turco -, del gineceo), possono consentire una riflessione sulla seduzione in generale:
Ho deciso, facendo riferimento al libro che stai leggendo, “Il libro delle seduzioni” (Bollati Boringhieri 2001), di compilare un piccolo decalogo:
1. “Non si seduce se non in quanto si è già sedotti. Da ciò una dipendenza... per anticipazione”. Prima di mettere in atto le armi o le tecniche di seduzione (sguardi, silenzi, sorrisi, gentilezze, complimenti) una persona ha in qualche modo già subìto l’attrazione dell’altra. La seduzione, pertanto, è la risposta ad una seduzione precedente, improvvisa, inaspettata, involontaria, che suscita il bisogno di avvicinare colui o colei che ci ha già sedotto, di cui subiamo il fascino, di cui avvertiamo immediatamente dipendenza e dunque un desiderio di entrare in relazione. La seduzione intenzionale è una reazione ad un precedente richiamo più o meno inconsapevole. Per questo Chebel scrive: “non è dove mi aspetterei di trovarla che la incontro”.
2. “La seduzione è un gioco”. “La seduzione propone la propria parte d'infanzia”. Nella seduzione infatti si è liberi dalla chiusura in un certo ruolo o in una professione. Nella seduzione si possono manifestare tratti infantili che di solito non mostriamo a tutti. E questi tratti infantili rendono il gioco piacevole e fanno cadere le difese tra le persone che, gradualmente, si avvicinano. Ci fidiamo di chi mostra la parte infantile, buffa, talvolta ingenua della propria personalità. In fondo la seduzione è un’esposizione all’altro. E l’esposizione può essere rischiosa, si è vulnerabili e un rifiuto fa male. Chi fa cadere le maschere del ruolo che ricopre nella società e manifesta la propria parte infantile suscita fiducia.
3. “La seduzione libera dal possesso”. Sì, perché in questo gioco di avvicinamento entrambe le parti non possiedono l’altro e non sono dominate dall’altro. Pertanto possono esplorare le caratteristiche della persona senza ferire o essere ferite, perché consapevoli che è in atto un gioco.
4. “Sedurre è offrirsi” E’ vero che sedurre significa condurre a sé, ma la seduzione è anche (o prima) un offrirsi all’altro. Per questo uomini e donne escogitano molti modi per offrire la parte migliore di sé (pensa al trucco) e Chebel spiega bene questo concetto riferendosi al valore del profumo. Egli scrive: “Il profumo, nel Maghreb, costituisce un'arma essenziale della seduzione, a metà strada tra l'offerta e l'esercizio di potere. Offerta, il profumo lo è nel doppio senso del termine: io ti offro un profumo, e in questo profumo mi offro a te.”
5. “Fin dalla loro origine mitica, seduzione e silenzio sono parenti.” La seduzione è un’intimità a due in cui il silenzio avvicina. Tra due persone si instaura una comunicazione silenziosa, fatta di sguardi, di attese che comunicano intimità, vicinanza, condivisione.
6. Chebel scrive che “la seduzione sembra restituire alla donna la parola”. Intendo questa frase fuori dal significato sociale attribuito dall’autore. Ma il fatto che il seduttore riempia di attenzioni una persona, in qualche modo la libera dal silenzio in cui è costretta a reprimere i propri pensieri, e pertanto le consente di esprimere autenticamente se stessa, perché, sentendosi al centro dell’interesse, ha la certezza di essere accolta e ascoltata da chi le offre le proprie attenzioni e il proprio tempo.
7. “Il processo della seduzione si nutre di tempo, o, per essere più esatti, di durata.” Il tempo dell’attesa è infatti la testimonianza che c’è un interesse autentico e rassicura la donna sul fatto che l’amore possa poi durare.
8. “La conquista è un processo costante”. Mi riferisco all’amore a non al possesso. Il don Giovanni seduce per conquistare, per possedere momentaneamente, ma quando ha ottenuto il proprio risultato non è veramente interessato alla donna che ha sedotto (si tratta di una seduzione effimera). Nel rapporto d’amore la seduzione è invece un processo continuo, perché è ciò che unisce fuori dall’ordinario (un intreccio di sentimenti).
9. Trovo bellissima questa intuizione di Chebel che non ha bisogno di commento: “La seduzione è dunque l'afferramento totale e intuitivo di un compagno che, in quel momento, viene riconosciuto come il miglior complemento possibile di sé.”
10. E per concludere (come sai, bisogna arrivare fino a 10), mi piace riportare un’idea dell’autore che trovo davvero molto bella e “vera” (la condivido completamente). L’autore scrive che “la seduzione è un’esplosione immaginativa con cui l'uomo o la donna cerca di conservare quanto ritiene gli sia dovuto”. “Esplosione immaginativa”, perché se si smette di immaginare l’altro, si smette semplicemente di amarlo.
Un caro saluto,
alberto


P.S. Vedi anche il libro di Roland Barthes (1915-1980) Frammenti di un discorso amoroso, Einaudi 20005, e il libro di Umberto Galimberti Il corpo, Feltrinelli 2002.

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