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Cor-rispondenze

lunedì 24 giugno 2013

Un libro a caso


 
Caro professore,
[...] Ho letto un libro che per me è stato davvero speciale: “Ami. Un bambino dalle stelle”. Parla di un extraterrestre che viene sulla Terra a predicare amore. Secondo il libro, le società evolute dell’universo vivono secondo la “legge universale” dell’Amore verso tutto e tutti. Questo extraterrestre sulla Terra conosce un bambino che porta in giro per l’universo, facendogli conoscere la vita nei “pianeti evoluti”. Queste nuove cose mi hanno fatto riflettere parecchio, mi hanno fatto cambiare, notare le cose che non vanno bene in questo mondo e che prima non vedevo perché ero troppo piccola. [...] Adesso rifletto e cerco di notare le persone che non hanno amore verso gli altri e magari riesco anche a farglielo notare. Adesso vorrei davvero che la nostra Terra cambiasse, vorrei che ognuno la smettesse di pensare solo a se stesso. Mi piacerebbe poter parlare di queste cose con qualcuno, magari con dei ragazzi della mia età, ma ogni volta che ci provo vengo subito presa in giro. Non voglio che gli altri mi credano una credulona ciarlatana e non voglio che mi lascino da sola. Io sono terrorizzata di rimanere da sola. Vorrei avere più amici, più persone con cui confidarmi, ma non so come fare. Come posso non rimanere sola e avere più persone intorno a me che mi ascoltino davvero, senza considerarmi pazza?
Luisa, (classe I)

Cara Luisa,
Per mostrare agli uomini la vastità della Terra e la complessità del cosmo, per mitigare i dogmatismi nei valori della giustizia o della religione, narratori e filosofi hanno spesso fornito resoconti di viaggi in altri continenti o immaginato altri esseri viventi che visitano la Terra. A partire dal Rinascimento, con le grandi esplorazioni per mare che hanno condotto a nuove scoperte geografiche, rivelato l’esistenza di un nuovo continente e dopo aver faticosamente accettato l’idea della sfericità della Terra, l’Occidente ha conosciuto altre culture, altri valori, altri esseri umani. A volte ha vagheggiato nuove specie di uomini, come nel libro “Conversazioni sulla pluralità dei mondi [1686]”, in cui lo scrittore Bernard de Bovier de Fontenelle immagina di spiegare ad una marchesa la pluralità dei mondi. Poiché il pianeta Venere è più vicino al Sole della Terra, e poiché si considera che il clima caldo sia favorevole agli amori e la vicinanza al Sole determini individui dalla pelle molto scura, la marchesa afferma: «io veggo ora [...] come sien fatti gli abitanti di Venere. Si rassomigliano a’ Mori di Granata; un piccol popol nero, bruciato dal Sole, ingegnoso, vivace, sempre amoroso». Ma gli incontri con popolazioni diverse sono serviti più spesso per far comprendere gli effetti negativi dell’unilateralità dei valori. Ne “I viaggi di Gulliver” [1735], Jonathan Swift sferra una brillante critica alla società: i vari viaggi mettono in luce assurdità e contraddizioni nei sistemi giudiziari, nei meccanismi del potere, nelle verità assolute. Molto simile all’idea di fondo del libro che hai letto è invece “Micromega” [1752], di Voltaire. Micromegas, un gigantesco extraterrestre proveniente da Sirio, giunge sulla Terra in compagnia di un abitante di Saturno. Entrambi osservano gli uomini come “atomi intelligenti” e non capiscono come sia possibile che minuscole entità possano provocare così tanto male. Un filosofo, abitante della Terra, si rivolge ai giganti e dice loro: «Abbiamo più materia di quanta non ci occorra per fare molto male, se dalla materia viene il male, e troppo intelletto, se il male viene dall’intelletto». A volte una prospettiva diversa – anche fantastica – con cui indagare la realtà consente di comprendere meglio la visione del mondo che abitiamo e di cui non sempre siamo consapevoli. Non temere di dialogare con i tuoi amici né di impegnarti per un ideale che ritieni importante; in certi momenti ci si può sentire un po’ soli, è vero; ma ci sono gruppi e associazioni di ogni tipo ove si possono incontrare persone con affinità culturali e condividere progetti e ideali. La «follia» contemporanea non consiste nell’immaginare caparbiamente la possibilità del cambiamento, ma nell’indifferenza ad ogni forma di impegno collettivo.
Un caro saluto,
Alberto

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