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Cor-rispondenze

lunedì 14 gennaio 2013

La scuola, il "banco della vita?"

 
Caro professore,
Dopo aver letto un articolo di giornale de «La Stampa» che parlava di un ragazzo di 15 anni che dopo l'ennesimo rimprovero dei genitori per l'andamento scolastico, in un momento di sconforto, si è buttato dalla finestra ed è vivo per miracolo, ho riflettuto profondamente sull'accaduto. Spesso ho sentito dire che la scuola è il“banco della vita”, e leggendo questa notizia credo che il raffronto sia vero. Oggi noi adolescenti ci confrontiamo con la sconfitta di un brutto voto scolastico, sia esso dovuto alla superficialità nello studio, all'incomprensione di un argomento, oppure a una valutazione sbagliata per una scelta del ciclo di studi intrapreso. Sia lieve o grande, l’insufficienza è una sconfitta. Il voto scolastico è l'unico elemento di valutazione che attualmente ci permette di rappresentarci con le nostre scelte e il nostro futuro immediato. La scuola è il nostro “mondo” e il voto è lo strumento che hanno i nostri insegnanti per farci comprendere il nostro impegno. La parola maturità non dovrebbe essere intesa come un agognato pezzo di carta ricevuto al termine di un ciclo scolastico, bensì identificata con il raggiungimento di una crescita personale che abbiamo manifestato durante gli anni dell’adolescenza, imparando ad affrontare e a risolvere, o almeno a provarci, le nostre battaglie e le nostre sconfitte. Se oggi per un voto, che non è una punizione, ma un giudizio per aiutarci nella nostra crescita scolastica, ci lasciamo prendere dallo sconforto al punto di rischiare di perdere la cosa più preziosa che abbiamo: la nostra vita, domani riusciremo ad affrontare le sconfitte che potrà riservarci il mondo del lavoro o magari quelle sentimentali o famigliari? Allora la scuola è il banco della nostra vita?
Grazie, Sara 3E


Cara Sara,
La valutazione scolastica non è mai, dico mai, una valutazione di una persona, ma solo di una specifica competenza. Ed è sempre una stima provvisoria, che può essere continuamente modificata e aggiornata, perché le competenze sono delle abilità e le abilità si perfezionano attraverso il lavoro. In ogni caso, e indipendentemente dalla motivazione (superficialità, incomprensione, considerazione inadeguata), la valutazione non ha mai la pretesa di stabilire il valore di nessuno, che ovviamente non è affatto riducibile ad una serie di pratiche. Credo che valga la pena ribadire questo concetto, perché dalle lettere che ricevo mi rendo conto che molti tuoi compagni abbinano, anche inconsciamente, voto (disciplinare) e valore (della persona). Questo dipende anche da una mancanza di chiarezza da parte di noi insegnanti. Se in questo momento io facessi un test di russo, di cinese, di catalano o di portoghese prenderei 0 (zero tondo tondo) per le mie competenze. E sono stato generoso con me stesso, perché se andassimo a sondare tutte le altre cose che non so dovrei spaventarmi, in quanto sono certamente più le cose che ignoro di quelle che conosco o credo di conoscere, e alla fine, se va bene, potrei cavarmela con Socrate, dicendo che “so di non sapere”. Questa mancanza di conoscenza non riduce però la mia autostima complessiva e non mi getta nello sconforto. Accetto di non sapere e la carenza di cognizioni non è motivo per svalutare me stesso. Purtroppo capita ancora di ascoltare notizie come quella a cui fai riferimento, ma credo che la scuola abbia affinato il proprio sguardo. Ti assicuro che non c’è corso che frequento, libro che leggo, ove non si sottolinei che i ragazzi devono essere coinvolti nel processo di apprendimento e che solo attraverso la motivazione e la buona relazione le persone si aprono ai diversi aspetti del sapere. Non so se la scuola sia il “banco della vita”,preferisco considerarla un luogo in cui i ragazzi esplorano le proprie ricchezze e comprendono quali sono i propri bisogni. Senza forzature esterne o richieste smisurate che disorientano e portano a confondere il punteggio di una prova con le prove della vita.
Un caro saluto,
Alberto

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