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Cor-rispondenze

lunedì 4 marzo 2013

Smettere di voler bene




Caro professore,
Poco tempo fa mi è stata fatta una confidenza. Uno dei miei migliori amici mi ha detto che in questo periodo si sente confuso e che ha iniziato a sentirsi con un ragazzo. Mi ha raccontato che quando si vedono lui si sente molto felice, ma che cerca di contenere i suoi sentimenti per paura di un giudizio. Io sono stata la prima persona a cui lo ha detto, e ciò mi ha fatto capire che si fida di me. Aveva paura di perdere la mia amicizia, ma perché? Mi ha spiegato che spesso e volentieri, quando è con gli altri ragazzi della nostra età e si iniziano a fare piccole battute sulle persone omosessuali, lui deve partecipare per poter mantenere una “maschera” dietro cui nascondere se stesso. Ancora oggi si nasconde per paura di perdere i propri amici. Purtroppo capisco la sua paura, perché poco tempo fa ho perso la mia migliore amica, e ciò mi ha fatto molto male. Io cerco tuttora di convincerlo a dire ciò che è senza paura di perdere degli amici, perché intanto ci sarà sempre qualcuno a supportarlo. Solo guardandolo negli occhi capisco che è stanco e che vorrebbe parlare, dire tutto, ma è sempre la paura a trionfare sulla voglia di essere liberi. Ciò che vorrei che lui capisse veramente è che non è importante chi gli piace, ma com’è lui, con la sua gentilezza, con la sua vivacità e con la sua timidezza. Ma ciò che però mi chiedo, che vorrei capire e far capire a lui è questo: è così importante sapere quali sono i gusti di una persona per volergli bene? E si può smettere di voler bene ad una persona dopo aver conosciuto una parte importante di essa?
Annalisa, classe II
 
Cara Annalisa,
Ricevo la tua domanda su un foglio protocollo, scritta a mano con una bellissima calligrafia, senza correzioni. So che l’hai scritta in pochi minuti in un ritaglio di tempo scolastico. Ed è venuta fuori perfetta, come una meditazione preparata da tempo. Nella tua lettera non ci sono solo delle richieste, ma ci sono molte risposte. Quella che suggerisci a me, quella che parla di te, quella che offri al tuo amico, quella che esponi a tutta la comunità dei tuoi compagni, quella che indirizzi agli amici del tuo confidente, quella che rivolgi a tutti i lettori. Poiché c’è una così grande maturità nel tuo discorso, vorrei semplicemente metterne in luce alcune direttrici. Cominciamo. Al tuo amico. Spero che legga la tua lettera (se puoi, fagliela leggere). Deve essere fiero di te, ha trovato una vera amica che lo accetta; ha incrociato una ragazza che non è interessata alle apparenze o, come dici tu, «alla maschera», e che non si nasconde per timore delle rivelazioni. Averne amiche così. (È fortunato) A te. Questa lettera parla di te, di una ragazza che ama i suoi amici, e nei rapporti interpersonali cerca la schiettezza e si sente onorata quando qualcuno la rende partecipe del proprio vero mondo interiore. L’autenticità è ciò che ti interessa, guardi all’essenziale e sai creare relazioni genuine in grado persino di sostenere i coetanei in difficoltà. Sei una ragazza davvero matura. A tuoi compagni. Non si smette di voler bene ad una persona, quando questa rivela una parte profonda si sé. Spero che imparino ad accettare le persone e comprendano quanta sofferenza si provoca escludendo dal gruppo coloro che manifestano un sentire diverso. Tutti i ragazzi hanno bisogno di sentirsi amati e valorizzati dai pari. Agli amici del tuo confidente. Spero che sappiano scorgere ed amare la «gentilezza», la «vivacità» e la «timidezza», del tuo amico; che riescano a contemplarlo con i tuoi occhi e a rispettarlo per quello che è. E che preferiscano anche loro la verità e la libertà di tutti i componenti del gruppo, e sentano che certe paure discriminanti originano dolore e sfinimento negli amici più cari. A tutti i lettori. Spero che le persone sappiano scrutare il prossimo negli occhi, come fai tu, e comprendano quanta gente «stanca» c’è in giro, che invece porta su di sé molti tormenti a causa di pregiudizi opprimenti. A me. Scopro ogni giorno che ricevo dalle vostre lettere tanto quanto assorbo dai filosofi che cerco di raccontarvi, perché nei vostri messaggi c’è più vita, saggezza e verità che in tante pagine “d’autore”.
Un caro saluto,
Alberto

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