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Cor-rispondenze

sabato 23 maggio 2009

L'amore è cambiato?


Caro professore,

L'amore, che è il sentimento che pare abbia caratterizzato tutta l'esistenza dell'uomo, è cambiato e muta durante i secoli? Penso ai miei nonni, che ora si prendono cura uno dell'altro con devozione; ma mio nonno afferma di aver sposato sua moglie perché ormai doveva sposarsi e lei era in età da marito. Quando per molti secoli regnava l'assoluto maschilismo certamente anche l'amore era diverso. Altro importante caso sono i matrimoni combinati. Possiamo dire che l'amore sia cambiato e che oggi amiamo con più sincerità? Conoscendo anche meglio l'altra metà della mela?
Francesca


Cara Francesca,
Chissà se l'amore è cambiato durante i secoli? Le forme d'amore sono talmente varie che è difficile dire. Uno studioso della vita di coppia riferisce che in passato due persone si separavano perché si detestavano, mentre oggi è molto probabile che si separino perché non si amano abbastanza. Certo, è vero, molte volte uomini e donne sono stati insieme per esigenze economiche, per bisogno di protezione o di sicurezza, per motivi sociali legati al ceto di appartenenza o per altri motivi. Oggi, forse, le persone sono meno disposte ad accettare giustificazioni all'unione che non siano il motivo stesso dell’amore. Si sta insieme per amore e l'amore rimane il momento più alto della felicità. Il filosofo Umberto Galimberti scrive a questo proposito: “Oggi l'unione di due persone non è più condizionata dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza, o dal mantenimento e dall'ampliamento della propria condizione di privilegio sociale e di prestigio, ma è il frutto di una scelta individuale che avviene in nome dell'amore, sulla quale le condizioni economiche, le condizioni di classe o di ceto, la famiglia, lo Stato, il diritto, la Chiesa non hanno più influenza e non esercitano più alcun potere, sia in ordine al matrimonio dove due persone in completa autonomia si scelgono, sia in ordine alla separazione e al divorzio dove, in altrettanta autonomia, i due si congedano” [Le cose dell’amore].
Come dici tu in passato esistevano anche i matrimoni combinati, e questo fatto suscita oggi tristezza o pensieri di compassione. Possiamo anche accettare di fare un lavoro non eccessivamente stimolante, ma non siamo disposti a rinunciare alla magia dell'innamoramento e dell'amore. Non sempre i lavori gratificano, ma almeno nell'intimo vogliamo che il nostro cuore acceleri i suoi battiti, vogliamo avere la sensazione di sentirci unici e di provare un sentimento speciale per una persona e di essere ricambiati. Parliamo sempre dell'amore; buona parte dei romanzi e dei film parla d'amore. Tutte le canzoni parlano d'amore. Ci appassioniamo alle storie d'amore sui giornali, guardando la televisione, a scuola (anche sul giornalino scolastico c'è una pagina dedicata agli amori che sbocciano tra gli studenti, agli innamoramenti venuti alla luce e alle storie di qualche mese o di circa un anno che vengono definite “storie consolidate”). Fatichiamo però a trovare una definizione univoca di amore. Ci sono tante forme di amore: amore romantico, passionale, impegnato, poetico, malinconico, sentimentale…, ma tutti gli aggettivi sembrano complicare e non semplificare la questione per giungere ad una maggiore comprensione. Però l’amore non nasce sempre secondo le modalità in cui immaginiamo debba nascere. Oggi, ad esempio, sappiamo che il matrimonio è il consolidamento di un percorso d’amore già avviato, ma dobbiamo constatare che in passato, quando erano scarsi il tempo e le occasioni per conoscere persone nuove, caratteri diversi, modalità relazionali inattese ed emozionanti, non c’era talvolta la possibilità di avere un tempo lungo per l’innamoramento. Ciò non toglie che molte coppie, nate nelle forme più variegate, abbiano cominciato ad amarsi e ad innamorarsi stando insieme nel matrimonio. Può sembrare curioso, ma è perché non hanno avuto un tempo prima. Oggi abbiamo molto tempo libero; molti amori nascono a scuola, nel gruppo di amici, proprio perché le persone hanno tempo per le relazioni, per conoscersi e per stare insieme. Un tempo, quando le relazioni erano più difficili e si creavano meno situazioni per stare insieme, molte avventure d’amore sono cominciate proprio a partire dal matrimonio. Molte coppie hanno faticato, certamente; ma sono nati anche dei grandi amori. Le persone hanno imparato a conoscersi (anche a sopportarsi), ma soprattutto, giorno dopo giorno, hanno imparato ad amarsi proprio a partire dalla condivisione dei vari momenti della vita. (Mi vengono in mente alcune storie che Nuto Revelli ha raccontato nel libro L’anello forte). Queste persone si sono sacrificate l’una per l’altra: avevano poche risorse a disposizione e le hanno condivise; nelle difficoltà hanno sperimentato sia l’amore sia la felicità.

Ma, ora, voglio dirti quattro cose:
1. Dici che tuo nonno “afferma di aver sposato sua moglie perché ormai doveva sposarsi e lei era in età da marito”. Questo fatto sembra richiamare un elemento di calcolo o di freddezza nella poesia dell’amore; diventa difficile da accettare, perché spesso riteniamo che il progetto sia un elemento estraneo che rompe l’incanto dell’innamoramento. Vogliamo che non si introducano elementi di interesse in ciò che, se non accade spontaneamente, sembra essere snaturato. Per la cultura greca, però, nessun progetto umano riesce ad infrangere la dura necessità della natura e il suo ciclo inesorabile. Ma nel tempo ciclico dato dalle leggi immutabili della natura si inserisce il tempo progettuale dell’uomo. Se le leggi della natura e l’ordine del mondo non possono essere infranti dall’uomo, l’uomo può realizzare la sua vita nel tempo che gli è concesso. Ma il progetto non è un sogno o un semplice desiderio, e si può realizzare quando si presentano concretamente le occasioni. Come per fare qualcosa occorrono gli strumenti e non solo il desiderio (o la fantasia). E per strumenti, in questo caso, intendo anche i tempi giusti per disegnare un destino comune. Senza concretezza non c’è nessun progetto; e la consapevolezza del limite temporale della vita aumenta il valore che si dà al tempo per poter realizzare percorsi di vita insieme.

Hai scelto una bella espressione per indicare l’amore dei tuoi nonni: “si prendono cura uno dell’altro”; e una bella parola per connotare il modo in cui si prendono cura: “con devozione”.
2. Prendersi cura dell'altro credo sia la qualità essenziale dell'amore. Nel prenderci cura dell'altro mostriamo impegno nei suoi confronti, interesse rinnovato, premura verso i suoi bisogni e dedizione verso la sua vita che lentamente si trasforma. Lo diciamo anche in certe espressioni: una persona tras-curata, infatti, è abbandonata a sé, è ignorata; e se uno è abbandonato presto si tras-cura, ossia si disinteressa a sé, si lascia andare, diventa debole e cede al peso degli anni e della vita. Cura è una parola che richiama anche la terapia, ossia quella modalità di intervento che permette di ristabilire la salute di una persona. Sì, perché l'interesse verso la persona è terapeutico, le permette di sentirsi viva e di sentirsi amata. E chi sa di essere amato è più forte, più resistente, perché l’attenzione è un potente medicamento dell’anima.
3. E’ significativa anche la modalità con cui indichi la loro relazione: con dedizione. La parola dedizione sta a metà strada tra il rispetto e il culto. La dedizione è fatta di rispetto (respicere), ossia della capacità di saper guardare l’altro per quello che è e per la dignità umana che è in lui; perché ognuno dei due è l’unico che conosce le esperienze dell’altro, il suo vissuto, la sua storia. Solo tuo nonno, oggi, porta dentro di sé la storia della nonna e i suoi vissuti. I tuoi genitori sono venuti dopo, e tu dopo ancora. Lui vede nella nonna quello che altri non vedono più, il tempo della sua giovinezza e tanti altri tempi vissuti insieme, le sue fantasie, i suoi sogni e il suo passato. E nella dedizione c’è anche un richiamo al sacro, che ci ricorda il legame con il divino. Nell’amore, infatti, sperimentiamo la forma più importante del legame tra le persone, ed essendo la forma più alta del legame umano è bello dire che è un legame divino. Il devoto infatti ritorna con i propri pensieri a ciò che ama; anche fisicamente vuole stare vicino a ciò che ama. C’è una forma di obbedienza nell’amore: le persone obbediscono alle richieste esplicite e a quelle implicite o silenziose dell’altro perché lo conoscono e lo amano.
4. “Amiamo con più sincerità perché conosciamo meglio l’altra metà della mela?” La conoscenza della persona può aumentare l’amore, ma non basta. Quando si ama qualcuno lo si comprende meglio: a due innamorati basta uno sguardo per capire se c’è qualcosa che non va. È a partire dall’amore, dunque, che aumenta la conoscenza. Il filosofo Umberto Galimberti, nell’ultimo libro L’ospite inquietante, cita una frase di Paolo di Tarso: "Non si entra nella verità senza l'amore (Non intratur in veritate nisi per charitatem)". La comprensione, come vedi, passa attraverso l’amore. Infatti, è proprio grazie all’amore che anche tu riesci a afferrare le sfumature dell’affetto dei tuoi nonni.
Siccome gli adolescenti sono molto svegli e sanno distinguere nelle relazioni ciò che è autentico da ciò che è artefatto, credo che i tuoi nonni siano fortunati perché hanno una nipote molto attenta che sa leggere le tonalità delle emozioni; ma penso che anche tu sia fortunata, perché hai fatto esperienza dell'amore nella forma più alta, che è quella della testimonianza e non della chiacchiera: la testimonianza di una vita vissuta con l’energia dell’amore che contagia e si irradia alle persone intorno.



Un caro saluto,
Alberto

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