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Cor-rispondenze

lunedì 22 febbraio 2010

Il senso della vita


Sovente mi capita di pensare al mondo e alla vita prima della mia nascita: c'era già tutto ciò che al giorno d'oggi è presente, magari non alcune evoluzioni nel campo della tecnologia e della scienza, ma il mondo c'era già. Ciò che mancava eravamo noi. A volte mi chiedo perché noi non ci ricordiamo nulla della nostra nascita e dei primi anni della nostra vita, eppure eravamo noi, gli stessi di oggi. La nostra vita è come un ciclo chiuso. Ogni giorno, ogni singolo istante può essere eterno, crescendo di volta in volta. Noi siamo entrati a far parte del mondo, della vita, alla nostra nascita; ma se già tutto esisteva, perché siamo nati? Forse per uno scopo o per un qualche motivo preciso? E perché proprio in questa parte del mondo?
Federica



Cara Federica,
Il tumulto dei sentimenti, contrastanti e contraddittori, la molteplicità delle opinioni, la difficoltà di conciliare le varie convinzioni in una coerente visione del mondo, il mutamento improvviso delle certezze, aumentano il nostro senso di insicurezza esistenziale. Siamo condannati alla libertà, ma siamo sempre esposti al dubbio. Talvolta, quando siamo meno assorbiti dai rumori del mondo, ci chiediamo che senso abbia il nostro fare, che ne sarà di noi. Siamo solo un aggregato di atomi, come dicevano epicurei e stoici, o la nostra vita ha un senso che va oltre. Possiamo sapere se esiste un senso della vita esterno all’uomo o siamo condannati a muoverci nel mondo senza mai scoprire il motivo per cui siamo al mondo? “Ogni cosa ha la durata d'un giorno, sia chi ricorda, sia chi è ricordato”, scrive l’imperatore Marc’Aurelio nei suoi Ricordi. E poi aggiunge: “Infatti tutto dilegua e tosto diviene leggendario e presto sarà anche travolto totalmente dall'oblio. Io, naturalmente, alludo a quelli che, in certo qual modo, rifulsero per straordinario splendore; ché, riguardo agli altri, appena esalato l'ultimo respiro, son «dileguati, ignoti»”. E allora consiglia di accettare il destino, di accogliere con la ragione quanto non piace alla nostra sensibilità: “Non smettere di osservare come tutto abbia origine da una trasformazione, e abituati a comprendere che la natura non tende che a trasformare le cose esistenti, a crearne altre della medesima specie, perché ogni cosa è in certo qual modo il germe di quella che nascerà da essa”.
Ma ogni cosa è solo materia per generare nuove forme, gli atomi sono solo pezzi di un puzzle che si ricompongono in modi diversi a formare nuove sagome come in un semplice gioco combinatorio? La ragione può anche accettare la razionalità delle proposizioni degli stoici, ma la volontà dell’uomo e le emozioni spesso respingono o rigettano quelle conclusioni. L’emotività, gli affetti, ma anche il senso della giustizia impongono alla ragione di cercare nuove risposte, la sospingono ad indagare ancora e a non arrendersi. Il grande psichiatra viennese Victor Frankl, in Come ridare senso alla vita, 2007, racconta un episodio di quando era ragazzo: “Sono passati ormai cinquant'anni da quando il mio professore di storia naturale alle scuole medie, camminando su e giù per la classe, affermava: « La vita, in fin dei conti, non è altro che un processo di combustione, di ossidazione ». Al che io, senza chiedere la parola, balzai in piedi e con foga gli tirai secca questa domanda: «E va bene; ma allora che senso ha tutta la vita?»”.
Sentiamo il vuoto esistenziale, qualcuno dice l’assurdità o la gratuità dell’esistenza, ma siamo come dei naufragi abbandonati nel mare della vita. Il senso di un oggetto va oltre i pezzi di cui è formato: anche se ho tutti i pezzi di un orologio, ingranaggi, rotelle e lancette, la loro somma non fa ancora un orologio. Questo vale anche per l’uomo. Non è nella somma delle sue componenti che si trova il senso della vita. Al di là dei significati religiosi che si possono attribuire a questa domanda e che, se vuoi, prenderemo in considerazione un’altra volta, per ora cerchiamo di rimanere nell’ambito del finito. Il senso dell’esistenza non può essere dato da un’altra persona. Oppure ci può essere suggerito, indicato, consigliato, per una ragione o per un’altra. Il senso della vita però deve essere trovato. Ognuno trova il suo. Diceva Nietzsche: « Chi ha un perché per vivere, sopporta qualsiasi come vivere». Vale a dire: chi riesce a dare un senso alla sua vita, è aiutato da questa consapevolezza a affrontare con successo la complessità delle situazioni in cui deve agire e anche i suoi smarrimenti interiori. Spesso dobbiamo solo essere incoraggiati a ricercare un significato per la vita, perché talvolta i significati che le abbiamo attribuito si logorano e non reggono la prova del tempo e delle esperienze. Io non credo che il senso della vita si comprenda alla fine, il senso della vita è ciò che guida la tua esistenza e ti permette di viverla pienamente. In questo modo, quando la nostra fiammella si spegnerà, sarai comunque certa di aver vissuto.
Un caro saluto,
Alberto

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