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Cor-rispondenze

lunedì 17 dicembre 2012

Rivoglio il mio Natale

Caro professore,
Proprio come quando ero bimba oggi ho guardato Barbie. Il titolo del film era "Barbie e il Natale perfetto". Poco più di un'ora di visione è stato sufficiente per farmi ricordare... Qualche anno fa per me il Natale era il giorno perfetto, era ciò che aspettavo per 365 giorni, era una carica di energia: tutte quelle luci, tutta quell'agitazione nei supermercati, tutto quel "va e vieni", quelle telefonate ai parenti lontani dell'ultimo momento... Proprio il 25 dicembre mi svegliavo alle 8, raggiungevo di corsa l'albero e inginocchiata sulle piastrelle fredde afferravo un regalo e stracciavo la carta. Puntualmente dopo aver notato che l'avevo rotta mi dispiacevo, prendevo il fiocco e lo conservavo quasi come un risarcimento per il danno fatto. Mi assaliva un'adrenalina pura ed era proprio quella che mi aveva dato la forza di alzarmi dal letto. Era la fine di un percorso che affrontavo molto giudiziosamente, infatti ogni anno mi facevo comprare da mamma il calendario dell'avvento e giorno dopo giorno aprivo una finestrella. Ma dov'è ora il mio Natale? Dov'è quel sorriso che avevo da bambina? Perché quando si cresce si smette di credere nella magia del Natale? Mi ero promessa che io non sarei caduta nell'uragano dei grandi realisti, ero certa che avrei continuato a vedere il Natale con gli occhi di un piccino. Perché invece sono stata risucchiata anche io nel vortice? Non ho mantenuto la promessa. Rivoglio il mio Natale, rivoglio vivere quell'atmosfera particolare. Sarà possibile? Uscirò dall' "uragano realismo"? E' una legge della natura quella di crescere e affrontare la vita in modo diverso, lo definirei più coi "piedi per terra"?
Capisco Peter Pan...                                      
Stefania III B
 
Cara Stefania,
Fino a quando siamo piccoli il mondo che ci accoglie si predispone per noi. Viviamo nell’incanto di momenti magici preparati dalla nostra famiglia e dalla società. Così anche il Natale diventa un «giorno perfetto», tanto vagheggiato; l’attesa di un momento importante che «carica di energia» e attiva «l’adrenalina». Tuttavia, la musica “Venite fedeli” oggi risuona anche nei centri commerciali, dove i clienti sono premiati se possiedono la “carta fedeltà”, e non si capisce bene se i fedeli sono ancora i devoti di Cristo o semplicemente gli affezionati dei supermarket. E non è colpa della ragione, perché la ragione sa bene che la società consumistica si serve di tutto per vendere. Lascia stare il mondo apparentemente «perfetto» di Barbie e delle sue sorelle, Skipper, Stacie e Chelsea (mi sono informato) e, se proprio cerchi la perfezione, cercala altrove. Per ritrovare l’incanto occorre un’inversione di rotta; potremmo dire: dal Natale delle luci (esterne) al Natale della luce (interiore). Stefano Benni, in La grammatica di Dio, racconta di una bambina, Alice - 16 anni come te -, che cammina sotto le luci di Natale, tra «galassie di neon e comete pulsanti offerte dall'Unione commercianti». Benni scrive: «Il centro della città è illuminato, la periferia quasi al buio. I negozi si devono vedere, le persone possono anche scomparire». Se «rivuoi il tuo Natale», sposta la luce dai negozi alle persone, affinché non siano (solo) gli oggetti ad essere illuminati, ma i tuoi simili; orienta il faro della tua attenzione a coloro che incontri, agli amici che conosci e alla gente ignorata, diventa tu una piccola luce in grado di «incantare» chi si è perso nell’ordinario, chi ha smarrito la fiducia nel cambiamento di sé e del mondo. Il mondo ha perso l’incanto, perché attraversato da quello che tu chiami «l’uragano della ragione». Nel tuo percorso di crescita individuale quell’uragano ha rimescolato le carte dei significati da attribuire ai valori e alle relazioni, mentre nel percorso dell’umanità ha liberato gli uomini dai sedimenti dell’irrazionalità e della superstizione. Ma non bisogna aver paura della ragione, la ragione non distrugge invano, toglie le incrostazioni per riportare le valutazioni nella giusta dimensione. Allora il sorriso della bambina che è in te - e in tutti noi - non riaffiorerà una sola volta all’anno, ma accompagnerà spesso la tua vita. Il tuo Natale non avrà le sembianze perfette di quello artificioso di Barbie, ma sarà imperfetto come quello di ciascuno di noi. E, proprio per questo, molto probabilmente, autentico.
Un caro saluto,
alberto
 
pubblicato su «La Guida» venerdì 14 dicembre 2012

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