Cerca nel blog

Cor-rispondenze

lunedì 17 febbraio 2014

La coerenza

File:Maestro dei mesi, 01 giano bifronte (anno vecchio e anno nuovo) gennaio, 1225-1230 ca. 03.JPG

Caro professore,
mi ha fatto riflettere la lettura della morte di Socrate, il primo uomo di una lunga serie morto a causa delle sue idee. Interessante notare come la coerenza, in un mondo come il nostro in cui i soldi sono la cosa più importante e superano di gran lunga gli ideali (fortunatamente non in tutte le persone), sia direi scomparsa. Noi giovani come facciamo allora a fondare la nostra vita su una società del genere? Come possiamo riottenere una società fondata sui valori piuttosto che sui soldi?
Lorenzo, 3F

Caro Lorenzo,
La coerenza è un valore se è legata al bene, altrimenti non è di per sé un valore. Cosa diresti di un criminale che per “coerenza” con il proprio passato continua a reiterare i propri errori o di un dittatore che per altrettanta “coerenza” priva i cittadini della libertà? Quello che noi amiamo o stimiamo in Socrate o in innumerevoli persone che si sono comportate come lui è la continua tensione della vita alla ricerca della verità e del bene, indipendentemente dal bieco tornaconto, dalla facile popolarità, dall’immediato opportunismo o dal guadagno economico. Stimiamo l’autonomia di giudizio, la conformità tra il pensiero e la vita e la fedeltà ai propri insegnamenti, e siamo solidali con coloro che hanno ancorato la propria coerenza non a generici valori individuali, ma a valori collettivi, intergenerazionali, esemplari e condivisi. Ammiriamo l’autodeterminazione e la libertà della persona, ma solo quando essa spende la vita per nobili valori. La filosofa italiana Roberta De Monticelli (“La novità di ognuno” 2009) ricorda che non siamo in fondo «assiologicamente neutrali» o «indifferenti». L’assiologia (axios-logos) è il discorso (logos) su ciò che è degno e valido (axios), ossia sui valori; pertanto, gli ideali selezionati dal soggetto che decide apertamente la propria condotta di vita non sono affatto irrilevanti per valutare la bontà (e la validità) della sua “coerenza”. Non è detto che oggi la coerenza sia scomparsa, forse si è declassata nel perseguimento di mete modeste e capricci egoistici. Certo, è vero che molto spesso gli adulti non offrono esempi positivi per i giovani e che la ricerca esasperata del denaro snatura la ricerca di valori intersoggettivi. Emanuele Severino ne “Il declino del capitalismo” (1993) ha spiegato il ribaltamento delle priorità nel mondo capitalistico in questo modo: se in passato il denaro era considerato un mezzo per raggiungere degli scopi, poiché oggi è diventato il «mezzo universale» per realizzare qualsiasi scopo, l’obiettivo degli uomini è «controllare il mezzo universale» che, pertanto, da semplice strumento è diventato lo scopo primario dell’agire. Anche se la nostra epoca ha creato un’inversione tra mezzi e fini, non è detto che il modello economico su cui si basa duri eternamente, perché il capitalismo – secondo l’autore – per sopravvivere non dovrà distruggere la Terra e dunque dovrà rinunciare all’obiettivo intrinseco del profitto illimitato. Costretto a perseguire un altro fine rispetto ad un utile smisurato dovrà dunque snaturarsi. Staremo a vedere. Una persona matura e responsabile non fonda la propria vita su una parola generica come “la società”, fonda la propria vita su ciò che ritiene degno; ed è possibile – sicuramente a livello individuale – ristabilire una gerarchia di valori che non comprenda al vertice in modo esclusivo quello pecuniario. Comporre la propria vita è un po’ come progettare la propria casa. Nella tua abitazione metti quello che ritieni indispensabile e bello per una vita buona. Scegli i colori delle pareti, i libri, le musiche, l’arredamento. Così facciamo anche per la nostra vita morale: scegliamo dei modelli a cui vogliamo ispirare la nostra azione. Pensiamo alle persone importanti che stimiamo e decidiamo che la nostra vita ruoterà intorno a questi cardini, perché li sentiamo giusti e perché sappiamo che da essi deriverà un benessere profondo e duraturo. Nella lettera n. 20 a Lucilio, Seneca afferma che la filosofia insegna la coerenza tra parole e azioni. Scrive Seneca: «Ma, Lucilio mio, ti prego e ti esorto, fa’ discendere i princìpi filosofici sin nel profondo dell'animo, e trai la prova del tuo progresso non dai discorsi o dagli scritti, ma dalla fermezza dell'animo e dalla riduzione delle passioni: dimostra con i fatti la verità delle parole». È difficile? Ovvio, e anche Seneca lo sapeva. Però diceva: «Certo, è difficile; non dico che il saggio camminerà sempre con lo stesso passo, ma che camminerà sempre per una medesima strada».
Un caro saluto,
Alberto

Nessun commento: