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Cor-rispondenze

lunedì 7 dicembre 2020

Amicizia

 


«Non acquisire amici in fretta, e quelli che hai acquisito non lasciarli in fretta», dice Solone, l’autore del famoso ordinamento legislativo di Atene del VI secolo a. C. Egli invita gli uomini a non credere che possano considerarsi amici tutti i conoscenti occasionali e, nello stesso tempo, consiglia loro di non abbandonare gli amici una volta che si sia stabilito un legame positivo, duraturo e intenso, per qualche contrasto o per divergenza di opinioni o di sentire. Egli auspica una sorta di resilienza alla frustrazione soprattutto nei rapporti interpersonali. Ma oggi si acquisiscono gli amici più in fretta di un tempo? Apparentemente sì. Grazie ai Social media è davvero semplice accogliere nuovi amici con qualche agevole clik del mouse. Il sociologo Zygmunt Bauman, scherzando, disse che in 88 anni di vita non era riuscito ad avere tutti gli amici che un giovane vantava di aver creato in un solo giorno su Facebook. Le amicizie on-line sono rapide, si può diventare amici di qualcuno e accogliere simpatizzanti in pochi istanti, e nello stesso tempo si possono rompere tali relazioni senza particolari sensi di colpa o eccessive rimuginazioni. Ma queste forme di amicizia hanno qualcosa in comune con l’amicizia a cui fanno riferimento gli antichi? Oppure semplicemente non abbiamo ancora delle parole adeguate per definire questi rapporti e rubrichiamo tutte le relazioni sotto il grande concetto di “amicizia”? Forse dovremmo avere il coraggio di Aristotele, quando diceva che per certi vizi o virtù non aveva ancora a disposizione il nome per definirli. Un’unica parola è così utilizzata per indicare legami deboli e legami forti, amicizie che sgorgano dalla simpatia immediata, dalla condivisione di un’idea, e quelle che si mantengono nelle difficoltà e si nutrono negli anni. Nulla vieta che dalle amicizie occasionali si creino legami forti, ma la maggior parte di esse non riesce ad elevarsi a tale dimensione. L’amicizia è essenziale nel mondo contemporaneo – anche nei vari modi in cui è declinata – e lo era nel mondo antico, tanto che Aristotele all’inizio del libro VIII dell’ “Etica nicomachea” scrive che: «Nessuno sceglierebbe di vivere senza amici anche se avesse tutti gli altri beni». Egli è convinto della necessità di tale sentimento: ritiene che sia proprio l’amicizia a tenere unite le città e che i legislatori si preoccupino più di essa che della giustizia. La considera fondamentale per la pace pubblica e per i benefici individuali. La giudica al vertice delle relazioni, perché tra gli amici non c’è bisogno di giustizia, mentre «i giusti hanno ancora bisogno dell’amicizia». Egli afferma, a questo proposito, che il culmine della giustizia è un sentimento molto simile all’amicizia: perché l’equità e la rettitudine consentono l’armonia nelle piccole comunità famigliari e favoriscono la concordia nelle città. Si può discutere a lungo sulla nascita dell’amicizia: se il simile scelga il simile, come sostenevano alcuni filosofi («la cornacchia va dalla cornacchia») o se si scelgano persone differenti («La terra ama la pioggia, quando la pianura è secca»). Indipendentemente dall’origine, Aristotele dice che le amicizie vere sono rare ed hanno bisogno di «tempo» e «consuetudine», esattamente come riteneva Solone. Egli richiama alla memoria un antico proverbio secondo il quale non si arriva a conoscersi prima di aver consumato una certa quantità di sale insieme. Prima di aver creato una certa familiarità ed aver condiviso la quotidianità non è possibile accettarsi reciprocamente come amici, perché occorre un tempo sufficiente affinché  uno si mostri all’altro come «degno di amicizia e di fiducia». Ed è per questo che Aristotele afferma che «quelli che mostrano sentimenti di amicizia in modo affrettato vogliono essere amici ma non lo sono». Egli ricorda – con una bellissima espressione – che «Il desiderio di amicizia è rapido a nascere, l’amicizia no». Forse è per questo che già Solone affermava di «non lasciare gli amici in fretta», di saper accogliere le differenze e di rispettarle, di non essere umorali e di non reagire in modo troppo piccato nelle relazioni con il prossimo. Perché i legami di amicizia temprati dal tempo e dalla consuetudine devono avere quella resilienza essenziale da saper reggere piccoli urti nel pensiero e nel sentire. Anche oggi l’amicizia ha bisogno di tempo, nonostante tutte le facilitazioni procurate dalla tecnologia. Lo ricorda anche lo scrittore Saint-Exupéry ne “Il piccolo principe”. Ricordate quando la volpe dice al piccolo principe di non poter giocare con lui perché non è «addomesticata»? Alla richiesta di cosa voglia dire «addomesticare», la volpe risponde: «significa creare dei legami». Creare dei legami è un processo lento e graduale, ma fa sì che le persone diventino l’una per l’altra uniche al mondo. Saint-Exupéry sostiene che se gli uomini non hanno più tempo di conoscere nulla e comprano cose già fatte, tuttavia non possono comprare l’amicizia («non esistono mercanti di amici»). Così, il segreto per costruire una relazione duratura è quello di essere pazienti e avvicinarsi l’uno all’altro lentamente. «Ma allora cosa ci guadagni?», chiede il principe. «Ci guadagno il colore del grano», dice la volpe. Il richiamo alla resilienza di Solone è rivolto a questa qualità della vita.

Un caro saluto,

Alberto

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